Memòrias do càrcere

Memòrias do càrcere

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185

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Lo scrittore Gracilano Ramos (Carlos Vereza) viene imprigionato perché considerato sovversivo dal governo del presidente Gétulio Vargas. Vivrà in carcere undici mesi, senza essere stato formalmente accusato di nulla e senza processo. 

Più di vent’anni dopo Vidas secas, Nelson Pereira dos Santos torna ad adattare un’opera di Ramos, questa volta attingendo dal suo memoir postumo. Un film di solido impegno civile, che racconta la paranoia anticomunista durante il periodo più autoritario della dittatura di Vargas, nella seconda metà degli anni ‘30. Vereza dà volto allo scrittore con grande immedesimazione e la sua prova attoriale è credibilissima e sentita. Le oltre tre ore del film sono a tratti eccessivamente prolisse, nonostante il ritmo riflessivo assecondi la volontà della pellicola di mostrare un tempo “morto” che pure non impedisce lo sviluppo di una sofferta creazione artistica e di uno prospettiva che evita la vittimizzazione, ponendosi piuttosto come testimonianza. Mancano forse guizzi in sede di regia o scene davvero memorabili, ma il film fa comunque bene il suo lavoro di denuncia civile e storica. Premio FIPRESCI a Cannes.




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