Anni Trenta del Novecento. Un noto attore tedesco (Klaus Maria Brandauer) trova un successo inaspettato recitando la parte di Mefistofele nel Faust. Molti dei suoi amici e colleghi fuggono a causa del nazismo, ma lui crede di poter sfruttare la situazione per avere ancor più popolarità.

Al centro di questo film di Szabó c'è un uomo ambizioso (come Faust) e disposto a tutto pur di raggiungere i suoi scopi. La celebrità lo acceca, illudendolo che il nazismo potrebbe essere per lui il fortunato evento che stava aspettando da tempo. Il regista ungherese adatta il romanzo di Klaus Mann e firma un'accurata ricostruzione storica, puntando tutto sull'approfondimento e la scrittura del personaggio principale. L'apparato visivo è di ottimo livello, e c'è spazio anche per qualche riflessione di indubbio interesse (sul confronto tra Storia e arte, in primis), ma alcuni passaggi sono fin troppo forzati e intellettualistici, così come la durata risulta davvero eccessiva. Tanti ingredienti importanti in un piatto (coerente, ma non sempre coeso) riuscito a metà. Vincitore del premio Oscar per il miglior film straniero.
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