Il direttore d'orchestra ungherese Zoltan Szanto (Niels Arestrup) si prepara alla più grande prova della sua carriera: dirigere a Parigi il Tannhäuser di Wagner. Arrivato da poco nella capitale francese, si trova a scontrarsi contro problematiche che non aveva messo in conto: scioperi, amori, odi e rivalità che rendono le prove insostenibili. Intanto, il rapporto, inizialmente teso con la soprano Karin Anderson (Glenn Close) sfocerà presto in una tormentata storia d'amore.

Presentato come una metafora dell'Europa unita, è un film complesso e un po' contorto, ricco di personaggi e di riferimenti simbolici inerenti al rapporto tra arte e vita. Szabó pare guardare alla Prova d'orchestra (1978) di Federico Fellini: il regista ungherese regala stimoli visivi e narrativi di ogni sorta, ma finisce per perdersi in un copione piuttosto confuso e che tende a farlo girare a vuoto. Ottime prove di Arestrup e Close, ma non bastano a far appassionare fino in fondo a una vicenda eccessivamente autocompiaciuta. Anche il finale, fortemente simbolico, regala più ombre che luci.
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