La mia spia di mezzanotte

Bruce Templeton (Rod Taylor), capo di un'azienda di ricerche spaziali, s'innamora dell'impiegata Jennifer Nelson (Doris Day) e, per cercare di conquistarla, assume un'identità fittizia. Quello che entrambi non sanno è che i servizi segreti russi li stanno tenendo d'occhio: dopo una serie d'improbabili gag e situazioni ai limiti dell'assurdo, i due riusciranno a spuntarla.

Cavalcando l'onda del successo del cinema di spionaggio, Tashlin tenta la carta della commedia e della parodia, con risultati a dir poco altalenanti. Sorvolando su una trama già poco credibile di per sé, si notano la stanchezza di certi soggetti e l'incuranza dei passaggi narrativi, che conducono lo spettatore alla fine della vicenda solamente per una questione d'inerzia e di durata. Doris Day (qui in una delle sue ultime interpretazioni prima di ritirarsi dalle scene) e Rod Taylor se la cavano discretamente, con la prima chiamata a scimmiottare i personaggi più apprezzati del passato (su tutti la Jo McKenna de L'uomo che sapeva troppo, diretto da Alfred Hitchcock nel 1956), e il secondo perfettamente adagiato in un ruolo sopra le righe. Dal canto suo, Tashlin si limita a svolgere il suo compito, senza lode e senza infamia, non supportato da uno script all'altezza, ma neanche capace di regalare al pubblico qualche momento significativo, visivamente parlando. Prevedibile e dimenticabile. Scritto da Everett Freeman.