Il minestrone

I vagabondi romani Francesco (Franco Citti) e Giovannino (Ninetto Davoli) vengono arrestati e, in carcere, conoscono il Maestro (Roberto Benigni). Questi è un artista nel mangiare nei ristoranti e scappare prima di pagare il conto. Una volta rilasciati, i tre si uniscono e vanno alla ricerca di cibo. Inizialmente ottengono una cospicua cena al ristorante, ma poi le cose precipitano e gli amici si ritrovano ad attraversare l'Italia in situazioni sempre più paradossali.

Sergio Citti mette insieme un gruppo di emarginati, senza alcuna dote, guidati dall'unico desiderio di riempire lo stomaco. Calato nell'Italia dell'inizio degli anni Ottanta, dove il surplus economico comincia a far intravedere i suoi effetti, l'autore riduce i protagonisti all'essere guidati dalla soddisfazione di una delle necessità primarie dell'uomo, quella del cibo, in un gioco sempre più grottesco, paradossale e strampalato. Interpreti ben amalgamati perfettamente in parte, a partire dai pasoliniani Franco Citti e Ninetto Davoli. Accanto a loro, Roberto Benigni offre un personaggio straniato, privo dell'esuberanza cui si è soliti associare al comico toscano, ma non per questo meno efficace. Gustoso il cameo di Giorgio Gaber nei panni di un improbabile santone. Nel complesso l'opera diverte e fa riflettere, in una continua scalata verso l'assurdo. Oltre alla versione cinematografica presentata in sala, esiste una versione di 180 minuti suddivisa in tre puntate per la TV. Fotografia di Dante Spinotti, scene di Dante Ferretti e musiche di Nicola Piovani. Presentato in concorso al Festival di Berlino.