Su una spiaggia popolare di Ostia, si intrecciano le storie di diversi personaggi che s'incontrano in una cabina pubblica affittata dai bagnanti: due giovanotti (Gigi Proietti e Franco Citti) in cerca di compagnia femminile; un fanatico religioso (Ugo Tognazzi) assediato da due seduttrici (Mariangela e Anna Melato); due militari con il culto del corpo (Gino Barzacchi e Massimo Bonetti); un sacerdote britannico (McKenzie Bailey) che nasconde un segreto; una coppia clandestina (Carlo Croccolo e Cathy Marchand) pronta a vivere il primo incontro sessuale; una squadra di giovani atlete con severo allenatore (Gianni Rizzo) al seguito; un voyeur (Ninetto Davoli); i nonni (Paolo Stoppa e Flora Carabella) di Teresina (Jodie Foster), un'adolescente incinta, che tentano di riparare al danno facendola accoppiare con il cugino tonto (Michele Placido).

Un'umanità variegata, miserabile e veritiera si incontra e si scontra nel casotto messo al centro della scena da Sergio Citti, vero e proprio catalizzatore di una commedia scarna, rispettosa dell'unità di luogo (totalmente ambientata nella cabina) e basata su una scrittura di caratteri pungente, ironica e profondamente reale. Dai “vitelloni” in cerca di donne ai soldatini cripto-omosessuali con il loro iconico chihuahua, più interessati a far guizzare i muscoli che a inseguire signorine, sulla spiaggia di Ostia si susseguono memorabili gallerie di tipi umani. Più macchiette che personaggi (in questo sta forse il limite principale della pellicola) divertono e immalinconiscono con le loro dimostrazioni di medietas italiana: la fame atavica, il banchetto luculliano allestito in cabina, le maligne furberie e l'avidità di una nazione che, nonostante gli sforzi post-boom di emergere socialmente, rimane irrimediabilmente “coatta”, suscitando un riso amaro e beffardo nello spettatore che non può mancare di identificarsi in vizietti e micragnosità. In gran forma il cast, tra cui svetta una giovanissima Jodie Foster, accompagnata da un guascone Proietti e da un imbambolato ed esilarante Placido. Scenografia efficace, per quanto ridotta all'osso, di Dante Ferretti, sceneggiatura di Vincenzo Cerami e Sergio Citti, fotografia di Tonino Delli Colli e musiche di Gianni Mazza.
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