La Lunar, potenza industriale, ha scoperto un nuovo metodo di generare energia pulita per il pianeta attraverso un composto contenuto nelle rocce lunari. A occuparsi della manutenzione pensa Sam Bell (Sam Rockwell) che, aiutato da un'intelligenza artificiale, sta per terminare il suo contratto triennale con l'azienda: un brutto incidente svelerà un'assurda verità.

Esordio alla regia di Duncan Jones, figlio di David Bowie, che con un budget di soli cinque milioni di dollari riesce a costruire un immaginario fantascientifico che richiama i grandi classici del genere, da 2001: Odissea nello spazio (Stanley Kubrick, 1968) ad Alien (Ridley Scott, 1979), passando per 2002: la seconda odissea (Douglas Trumbull, 1972) e Blade Runner (Ridley Scott, 1982), riadattati alla contemporaneità. Con un respiro meno pessimista degli esempi citati, Moon crea un vero e proprio solco nel genere fantascientifico indipendente e traccia una precisa volontà umanistica del suo autore, che più che agli effetti speciali è interessato alla psicologia (e alla storia) dei personaggi. Opera dalle ambizioni pindariche, forse eccessive e limitate da una realizzazione troppo semplicistica: in ogni caso, un ingresso di tutto rispetto nel panorama cinematografico internazionale. Notevole l'estro recitativo di Sam Rockwell, capace di rendere il film un vero e proprio one-man show. Musiche di Clint Mansell, fotografia di Gary Shaw; scritto da Nathan Parker. In originale, la voce dell'intelligenza artificiale è di Kevin Spacey.
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