Vincenzo (Bernard Fresson) arriva nei Paesi Bassi per lavorare in una miniera di carbone. Qui conosce Federico (Lino Ventura), un altro italiano minatore da diversi anni, che sarà, insieme a lui, l'unico sopravvissuto a una frana. Spaventato, Vincenzo decide di tornare in Italia, ma solo dopo aver passato una giornata con il collega ad Amsterdam, dove i due si lasciano sedurre da alcune prostitute.

Con questo lavoro, Emmer punta all'essenziale: il suo scopo è quello di raccontare la vita di chi migra all'estero per svolgere lavori faticosi e pericolosi, per cui adotta uno stile minimalista, con pochi movimenti di macchina e concentrandosi totalmente sui personaggi. La storia narrata è audace, tanto da essere incappata in notevoli problemi con la censura, e offre uno sguardo disincantato su un mondo lavorativo in evoluzione: colpiscono i dialoghi e sorprende la lucidità drammaturgica di un regista che raramente, nel corso della sua carriera, è stato tanto coraggioso e incisivo. Convincenti gli interpreti e notevole lavoro di Maro Bava alla fotografia. Un film da riscoprire, indubbiamente tra i migliori della carriera di Luciano Emmer.
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