
Francesco
Durata
157
Formato
Regista
Le vicende di Francesco d'Assisi (Mickey Rourke), raccontate dopo la sua morte attraverso le testimonianze e i ricordi dei suoi seguaci, inclusa l'amica Chiara (Helena Bonham Carter).
Tra i due film girati per la televisione (Francesco d'Assisi del 1966 e Francesco del 2014), Liliana Cavani ha realizzato anche un lungometraggio per il cinema sulla celebre figura del frate di Assisi. Il film è debole, sprovvisto della forza dell'originale del 1966, privato di reale impeto estetico; se è disonesto ogni confronto con il Rossellini di Francesco, giullare di Dio (1950), c'è da ammettere che l'opera della Cavani gioca piuttosto in perdita anche rispetto al Fratello sole sorella luna (1972) di Franco Zeffirelli. Non si capisce quali siano le reali esigenze dell'autrice nel moltiplicare la sua filmografia in ragione del santo patrono d'Italia, se non – ipoteticamente – quelle di affidarne le fattezze alla fisicità ingombrante del divo americano Mickey Rourke, che in fondo se la cava. O di raccontare la sua storia attraverso i suoi seguaci. O di farne uno stendardo contro ogni omologazione. Vero è che nella pellicola ci sono tanto fango e tanta lordura davanti la macchina da presa, ma l'opera non appare mai “sporca” come vorrebbe. Fotografia di Ennio Guarnieri e e Giuseppe Lanci, musiche di Vangelis, scenografie e costumi di Danilo Donati. Presentato in concorso al 42° Festival di Cannes.
Tra i due film girati per la televisione (Francesco d'Assisi del 1966 e Francesco del 2014), Liliana Cavani ha realizzato anche un lungometraggio per il cinema sulla celebre figura del frate di Assisi. Il film è debole, sprovvisto della forza dell'originale del 1966, privato di reale impeto estetico; se è disonesto ogni confronto con il Rossellini di Francesco, giullare di Dio (1950), c'è da ammettere che l'opera della Cavani gioca piuttosto in perdita anche rispetto al Fratello sole sorella luna (1972) di Franco Zeffirelli. Non si capisce quali siano le reali esigenze dell'autrice nel moltiplicare la sua filmografia in ragione del santo patrono d'Italia, se non – ipoteticamente – quelle di affidarne le fattezze alla fisicità ingombrante del divo americano Mickey Rourke, che in fondo se la cava. O di raccontare la sua storia attraverso i suoi seguaci. O di farne uno stendardo contro ogni omologazione. Vero è che nella pellicola ci sono tanto fango e tanta lordura davanti la macchina da presa, ma l'opera non appare mai “sporca” come vorrebbe. Fotografia di Ennio Guarnieri e e Giuseppe Lanci, musiche di Vangelis, scenografie e costumi di Danilo Donati. Presentato in concorso al 42° Festival di Cannes.