La famiglia Cammarano è un clan di camorristi che dagli anni Settanta ha rafforzato la propria egemonia sul territorio. Arroccati nella propria casa e nelle rigide gerarchie che hanno permesso loro di affermarsi, i più anziani vedono tuttavia scivolare via il potere perché i giovani non hanno alcuna intenzione di continuare la tradizione familiare e si ribellano.

Capuano prova a trasporre la tragedia di Eschilo L'Orestea in chiave moderna e declinandola nel mondo napoletano della camorra: lo spunto è buono, ma la realizzazione presenta dei problemi. Dopo un inizio accattivante, la trama si sviluppa in modo confuso e in diversi passaggi si perde il filo del discorso, stretto tra le dinamiche narrative imposte da un racconto non sempre adatto al contesto scelto. Lo stile visivo adottato dal regista richiama il mondo di Scorsese, ma non è in grado di gestirlo con altrettanta maestria, per cui il risultato è eccessivo, con una punta di presunzione di troppo. Il cast è valido, con Toni Servillo e Licia Maglietta in splendida forma, ma non basta per salvare una pellicola che funziona solo in (piccola) parte.
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