Un mostro dalle mille teste
Un monstruo de mil cabezas
Durata
78
Formato
Regista
Sonia Bonet (Jana Raluy) deve battersi contro un sistema burocratico crudele e paradossale, che le impedisce di accedere alla cure necessarie per il marito malato. Il farmaco che avrebbe la capacità di sollevare l’uomo dalle sue pene è infatti difficile da reperire e le strutture assistenziali nelle quali Sonia si imbatte non contribuiscono certo a spianarle la strada.
Quarto film dell'uruguayano Rodrigo Plá, il thriller Un mostro dalle mille teste è una nerissima incursione negli anfratti e nelle contraddizioni della burocrazia, intesa come esercizio di potere algido e controproducente, perverso e avvilente, riconducibile in questo caso a un’assicurazione sanitaria. Il regista sceglie di avallare le cupe componenti della vicenda di cronaca nera e di optare così per un registro da black comedy al vetriolo, dove la disperazione e i fallimenti della protagonista si accompagnano a un’ironia tragica e agghiacciante, che si registra anche quando Sonia si ritrova al cospetto di una cortesia di facciata, sconcertante e ipocrita. Non sempre, però, le ambizioni sono supportate da una scrittura adeguata e la tensione complessiva del film ne risente, dando luogo a un andamento narrativo episodico e dal fiato corto, ravvivato soltanto da saltuari innalzamenti della tensione. Interessante, a dispetto dei difetti, l’apparato formale, anch’esso non esente da squilibri ma in ogni caso seducente, a partire dal notevole incipit dilatato e dall’uso espressivo e inquieto, oltre che piuttosto diffuso, del primo piano in camera. Tratto dall’omonimo romanzo di Laura Santullo. Scelto per aprire la sezione Orizzonti di Venezia 72 e candidato dal Messico nel 2015 per la corsa agli Oscar, senza però raggiungere la shortlist.
Quarto film dell'uruguayano Rodrigo Plá, il thriller Un mostro dalle mille teste è una nerissima incursione negli anfratti e nelle contraddizioni della burocrazia, intesa come esercizio di potere algido e controproducente, perverso e avvilente, riconducibile in questo caso a un’assicurazione sanitaria. Il regista sceglie di avallare le cupe componenti della vicenda di cronaca nera e di optare così per un registro da black comedy al vetriolo, dove la disperazione e i fallimenti della protagonista si accompagnano a un’ironia tragica e agghiacciante, che si registra anche quando Sonia si ritrova al cospetto di una cortesia di facciata, sconcertante e ipocrita. Non sempre, però, le ambizioni sono supportate da una scrittura adeguata e la tensione complessiva del film ne risente, dando luogo a un andamento narrativo episodico e dal fiato corto, ravvivato soltanto da saltuari innalzamenti della tensione. Interessante, a dispetto dei difetti, l’apparato formale, anch’esso non esente da squilibri ma in ogni caso seducente, a partire dal notevole incipit dilatato e dall’uso espressivo e inquieto, oltre che piuttosto diffuso, del primo piano in camera. Tratto dall’omonimo romanzo di Laura Santullo. Scelto per aprire la sezione Orizzonti di Venezia 72 e candidato dal Messico nel 2015 per la corsa agli Oscar, senza però raggiungere la shortlist.