La notte dell'iguana
The Night of the Iguana
Durata
125
Formato
Regista
Ex sacerdote tormentato (Richard Burton) fa la guida turistica in Messico per un gruppo di signore americane. Dopo aver subito le avances di una minorenne (Sue Lyon), trascina la comitiva in un uno scalcinato hotel nella giungla, dove l'incontro con la proprietaria e vecchia amica Maxine (Ava Gardner) e con l'artista Hannah (Deborah Kerr) potrebbe guarire la sua crisi esistenziale.
Dall'omonima pièce teatrale di Tennessee Williams datata 1961, sceneggiata da Anthony Veiller e dallo stesso John Huston. Come in tutta la produzione del grande drammaturgo americano, il tema centrale è la sessualità declinata in varie forme (l'eros come rifugio, tentazione proibita o impulso adolescenziale, la castità, l'omosessualità femminile repressa), ma anche la ricerca del divino e la pietas verso l'umanità. Huston aggira il rischio principale di ogni adattamento cinematografico dal teatro (la verbosità) regalando un dramma vivace e sensuale, ironico con una punta di grottesco, nichilista eppure colmo di speranza, calato in una cornice esotica perfettamente funzionale – l'amato Messico filmato anche in Il tesoro della Sierra Madre (1948) e Sotto il vulcano (1984). Splendido il cast, con Burton bravo seppur sopra le righe, una Sue Lyon che torna a fare la ninfetta a due anni da Lolita di Stanley Kubrick (1962) e, soprattutto, un'Ava Gardner vibrante e indimenticabile. Oscar a Dorothy Jeakins per i costumi.
Dall'omonima pièce teatrale di Tennessee Williams datata 1961, sceneggiata da Anthony Veiller e dallo stesso John Huston. Come in tutta la produzione del grande drammaturgo americano, il tema centrale è la sessualità declinata in varie forme (l'eros come rifugio, tentazione proibita o impulso adolescenziale, la castità, l'omosessualità femminile repressa), ma anche la ricerca del divino e la pietas verso l'umanità. Huston aggira il rischio principale di ogni adattamento cinematografico dal teatro (la verbosità) regalando un dramma vivace e sensuale, ironico con una punta di grottesco, nichilista eppure colmo di speranza, calato in una cornice esotica perfettamente funzionale – l'amato Messico filmato anche in Il tesoro della Sierra Madre (1948) e Sotto il vulcano (1984). Splendido il cast, con Burton bravo seppur sopra le righe, una Sue Lyon che torna a fare la ninfetta a due anni da Lolita di Stanley Kubrick (1962) e, soprattutto, un'Ava Gardner vibrante e indimenticabile. Oscar a Dorothy Jeakins per i costumi.