
L'ombra di Stalin
Mr. Jones
Durata
141
Formato
Regista
Nel marzo del 1933, il giornalista polacco Gareth Jones (James Norton) durante un viaggio da Mosca a Cracovia si imbatte nella grande menzogna della propaganda sovietica, mirata a fronteggiare la nascente forza tedesca. Il popolo ha fame e subisce la povertà di una carestia senza precedenti. Jones vorrebbe pubblicare un reportage dettagliato di quello che ha scoperto, ma dovrà fronteggiare un intero regime militare per riuscirci.
A due anni di distanza da Spoor (2017), Agnieszka Holland torna dietro la macchina presa per continuare, metaforicamente parlando, la riflessione sulla brutalità animale e la ferocia governata dalla legge della giungla. Mr. Jones si apre infatti con riprese faunistiche per poi immediatamente voltare lo sguardo sugli orrori di una razza ben più temibile, che negli anni Trenta si apprestava a prepararsi per uno dei suoi più gravi errori: quella umana. Prendendo spunto da una storia tanto curiosa quanto interessante, la regista polacca non trova il giusto equilibrio tra ricostruzione storica, dramma e interpretazione personale dei fatti, firmando così un lavoro confuso e disordinato che non riesce mai ad appassionare del tutto. Complici un minutaggio spropositato e alcuni momenti da dimenticare (le sequenze con le immagini di repertorio, la fuga nella neve o la corsa finale in bicicletta), Mr. Jones soffre anche a causa di una patina televisiva difficilmente digeribile che dona al lavoro un'aura di leggerezza e superficialità molto penalizzante. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2019.
A due anni di distanza da Spoor (2017), Agnieszka Holland torna dietro la macchina presa per continuare, metaforicamente parlando, la riflessione sulla brutalità animale e la ferocia governata dalla legge della giungla. Mr. Jones si apre infatti con riprese faunistiche per poi immediatamente voltare lo sguardo sugli orrori di una razza ben più temibile, che negli anni Trenta si apprestava a prepararsi per uno dei suoi più gravi errori: quella umana. Prendendo spunto da una storia tanto curiosa quanto interessante, la regista polacca non trova il giusto equilibrio tra ricostruzione storica, dramma e interpretazione personale dei fatti, firmando così un lavoro confuso e disordinato che non riesce mai ad appassionare del tutto. Complici un minutaggio spropositato e alcuni momenti da dimenticare (le sequenze con le immagini di repertorio, la fuga nella neve o la corsa finale in bicicletta), Mr. Jones soffre anche a causa di una patina televisiva difficilmente digeribile che dona al lavoro un'aura di leggerezza e superficialità molto penalizzante. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2019.