Una squillo per l'ispettore Klute
Klute
Premi Principali
Oscar alla miglior attrice protagonista 1972
Golden Globe alla miglior attrice in un film drammatico 1972
Durata
114
Formato
Regista
Un industriale (Charles Cioffi) assolda il detective privato ed ex poliziotto Klute (Donald Sutherland) per indagare sulla morte di un suo collaboratore. Il ritrovamento di alcune lettere porta Klute sulle tracce della prostituta Bree Daniels (Jane Fonda): un'imprevista attrazione complicherà gli eventi.
Titolo che lanciò definitivamente la carriera di Alan J. Pakula, alla sua seconda regia dopo Pookie (1969). La sceneggiatura di Andy e David E. Lewis tralascia la parte investigativa, propendendo per un potente dramma (da camera) e annullando quasi del tutto la tensione in stile thriller (la violenza è sempre affidata al fuori campo): ciò che emerge è uno spiccato interesse nei confronti dei personaggi, più che verso l'intrigo al centro della vicenda (a tratti un po' confuso, ma non conta poi molto). Benché sia evidente il clima di sconfitta in cui annegava l'America degli anni Settanta, il dato politico e sociale è sovrastato dalle relazioni e dai chiaroscuri dei caratteri: l'incontro dei due protagonisti, anziché formare una vera coppia, tende più che altro a uno sfiorarsi di solitudini. Pakula fa leva sul dato sentimentale per esprimere un più complesso mutamento dei rapporti tra i sessi ed evoca le barriere con i dialoghi fuori campo, negando quasi sempre ai protagonisti la coesistenza nella medesima inquadratura. Evidente una propensione femminista: l'attenzione è tutta per il personaggio di Bree Daniels, una delle più grandi interpretazioni di Jane Fonda (giustamente premiata con l'Oscar), figura di donna complessa che insegue un sogno d'attrice e vive in bilico tra la realtà e una rappresentazione altra di sé. Notevole performance di Donald Sutherland il quale, quasi intimidito dalla macchina da presa, imposta la propria vis attoriale sulla sottrazione. Particina per Sylvester Stallone, non accreditato. Musiche di Michael Small, fotografia di Gordon Willis.
Titolo che lanciò definitivamente la carriera di Alan J. Pakula, alla sua seconda regia dopo Pookie (1969). La sceneggiatura di Andy e David E. Lewis tralascia la parte investigativa, propendendo per un potente dramma (da camera) e annullando quasi del tutto la tensione in stile thriller (la violenza è sempre affidata al fuori campo): ciò che emerge è uno spiccato interesse nei confronti dei personaggi, più che verso l'intrigo al centro della vicenda (a tratti un po' confuso, ma non conta poi molto). Benché sia evidente il clima di sconfitta in cui annegava l'America degli anni Settanta, il dato politico e sociale è sovrastato dalle relazioni e dai chiaroscuri dei caratteri: l'incontro dei due protagonisti, anziché formare una vera coppia, tende più che altro a uno sfiorarsi di solitudini. Pakula fa leva sul dato sentimentale per esprimere un più complesso mutamento dei rapporti tra i sessi ed evoca le barriere con i dialoghi fuori campo, negando quasi sempre ai protagonisti la coesistenza nella medesima inquadratura. Evidente una propensione femminista: l'attenzione è tutta per il personaggio di Bree Daniels, una delle più grandi interpretazioni di Jane Fonda (giustamente premiata con l'Oscar), figura di donna complessa che insegue un sogno d'attrice e vive in bilico tra la realtà e una rappresentazione altra di sé. Notevole performance di Donald Sutherland il quale, quasi intimidito dalla macchina da presa, imposta la propria vis attoriale sulla sottrazione. Particina per Sylvester Stallone, non accreditato. Musiche di Michael Small, fotografia di Gordon Willis.