Regina della notte
Cérémonie d'amour
Durata
100
Formato
Regista
Lo stilista Hugo (Mathieu Carrière) si innamora perdutamente di Miriam (Marina Pierro), giovane e bellissima prostituta e attricetta. Il rapporto tra i due diventa presto violento, ossessivo e malato: a farne le spese sarà il futuro di Hugo.
È l'ultimo lungometraggio per il cinema del polacco Walerian Borowczyk (1923-2006), che da lì in avanti avrebbe sporadicamente lavorato soltanto per la televisione. Marina Pierro (sua interprete-feticcio) e la matrice letteraria – il romanzo Tout disparaîtra – fornita da André Pieyre De Mandiargues (già ispiratore di pellicole che Borowczyk vanta in curriculum, come Il margine, 1976) non potrebbero che rappresentare indici perfetti per chiudere una carriera altalenante ma di notevole forza, in grado di ragionare su erotismo, carnalità e pornografia in maniera cosciente e intelligente. Regina della notte, invece, sembra più un softcore di discutibile qualità, che – nonostante la magnetica presenza della Pierro – fallisce nell'intento di racchiudere preziosamente onirismo e sessualità, producendo un effetto da surrealismo d'accatto, avvizzito e obsoleto. Il sesso è compiaciuto, la riflessione filosofica stantia e nervosamente voyeuristica. Ci furono diversi problemi in sede di lavorazione, e Borowczyk avrebbe meritato un finale di carriera migliore: a prescindere dalla natura e dalla tipologia di questi problemi, però, è proprio l'impianto del film a prestarsi a facili risate e a un indiscutibile debolezza che non lascia troppi spiragli a margini di salvezza.
È l'ultimo lungometraggio per il cinema del polacco Walerian Borowczyk (1923-2006), che da lì in avanti avrebbe sporadicamente lavorato soltanto per la televisione. Marina Pierro (sua interprete-feticcio) e la matrice letteraria – il romanzo Tout disparaîtra – fornita da André Pieyre De Mandiargues (già ispiratore di pellicole che Borowczyk vanta in curriculum, come Il margine, 1976) non potrebbero che rappresentare indici perfetti per chiudere una carriera altalenante ma di notevole forza, in grado di ragionare su erotismo, carnalità e pornografia in maniera cosciente e intelligente. Regina della notte, invece, sembra più un softcore di discutibile qualità, che – nonostante la magnetica presenza della Pierro – fallisce nell'intento di racchiudere preziosamente onirismo e sessualità, producendo un effetto da surrealismo d'accatto, avvizzito e obsoleto. Il sesso è compiaciuto, la riflessione filosofica stantia e nervosamente voyeuristica. Ci furono diversi problemi in sede di lavorazione, e Borowczyk avrebbe meritato un finale di carriera migliore: a prescindere dalla natura e dalla tipologia di questi problemi, però, è proprio l'impianto del film a prestarsi a facili risate e a un indiscutibile debolezza che non lascia troppi spiragli a margini di salvezza.