Una famiglia tipo, composta dalla madre Anna (Susanne Lothar), dal padre Georg (Ulrich Mühe) e dal figlioletto Georgi (Stefan Clapczynski), si appresta a trascorrere le vacanze nella casa di villeggiatura in riva al lago. La situazione di idillio familiare e ambientale viene turbata da due giovani misteriosi e sconosciuti che riescono ad entrare in casa presentandosi come educati e molto formali. Paul (Arno Frish) e Peter (Frank Gering) gettano subito la maschera, e in seguito a una banale discussione, aggrediscono violentemente e sistematicamente i membri della famiglia, in una escalation programmatica di sadismo gratuito. I due giovani propongono alla famiglia una scommessa, come quelle televisive, i cui termini sono quelli di vita o di morte nelle successive dodici ore. Il gioco ha così inizio.

Film culto dell'intera carriera di Haneke, Funny Games si sviluppa sul confine dell'ambiguità tra realtà e finzione, intessendo progressivamente una serie di meccanismi contradditori che omettono la violenza di tipo etnico e sociale in favore di un sadismo ludico che vede come agenti provocatori due “angeli” sterminatori. L'ossessiva indagine del regista austriaco nei meandri più crudeli della società contemporanea lo conduce in un territorio destabilizzato, dove la violenza è quotidiana e le regole del “gioco” vengono infrante (come non citare la famosa scena del telecomando dove l'azione appena compiuta torna indietro, come un replay televisivo, ma con esito differente). Convinto assertore del falso-cinematografico, Haneke mette in scena con Funny Games un kammerspiel claustrofobico e letale, spaccando critica e pubblico che, allo stesso modo dei casi di cronaca nera, si dividono tra innocentisti (fan) e colpevolisti (detrattori). Un tassello fondamentale e decisivo nell'opera di un regista che ha fatto del dialogo tra pellicola e spettatore il cardine della sua perfida poetica, e che ha saputo, come pochi altri, instillare dubbi e inquietare ogni tipo di fruitore. Insieme al precedente Benny's Video (1992) e al successivo Niente da nascondere (2005), Funny Games compone una sorta di trilogia sul significato e sull'impatto delle immagini in movimento nella società contemporanea. Lo stesso Haneke ha diretto l'omonimo remake statunitense del 2007, con protagonisti Tim Roth e Naomi Watts.
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