Una notte di 12 anni
La noche de 12 años
Durata
122
Formato
Regista
1973. L’Uruguay eÌ€ sotto dittatura militare. Una notte d’autunno, tre dissidenti politici vengono imprigionati e messi in isolamento. Resteranno in questa drammatica condizione per 12 anni. Tra di loro anche Pepe Mujica (Antonio de la Torre), futuro Presidente dell'Uruguay.
Uno dei fatti di cronaca più terrificanti della storia delle dittature sudamericane è al centro del terzo lungometraggio di Ãlvaro Brechner, regista di Montevideo che dopo due film più leggeri ha scelto di mettere in scena una vicenda drammatica e angosciante. Ed è proprio il fatto storico il principale motivo d’interesse di un film che racconta le varie fasi di questi infiniti 12 anni, senza risparmiare le crudeltà subite dai prigionieri e provando a immergerci in un universo che sembra fantascientifico, e che invece è stata la cruda realtà. Peccato che Brechner cerchi troppo spesso la lacrima facile, dando vita a un prodotto pesantemente retorico, in cui la musica è sovrabbondante e ricattatoria. A tratti anche la fotografia sembra quella di una pubblicità per famiglie, ma fortunatamente il film riesce in parte a rialzarsi col passare dei minuti, grazie ad alcuni passaggi più emozionanti (quello con la versione modificata di The Sound of Silence, in particolare) e alla buona interpretazione degli attori: da segnalare in questo senso la presenza dell’argentino Chino DarÃn, figlio del celebre Ricardo. Il risultato finale resta interessante e capace di scuotere a tratti, ma da una base di partenza del genere era lecito aspettarsi qualcosa di più incisivo. Presentato nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia 2018.
Uno dei fatti di cronaca più terrificanti della storia delle dittature sudamericane è al centro del terzo lungometraggio di Ãlvaro Brechner, regista di Montevideo che dopo due film più leggeri ha scelto di mettere in scena una vicenda drammatica e angosciante. Ed è proprio il fatto storico il principale motivo d’interesse di un film che racconta le varie fasi di questi infiniti 12 anni, senza risparmiare le crudeltà subite dai prigionieri e provando a immergerci in un universo che sembra fantascientifico, e che invece è stata la cruda realtà. Peccato che Brechner cerchi troppo spesso la lacrima facile, dando vita a un prodotto pesantemente retorico, in cui la musica è sovrabbondante e ricattatoria. A tratti anche la fotografia sembra quella di una pubblicità per famiglie, ma fortunatamente il film riesce in parte a rialzarsi col passare dei minuti, grazie ad alcuni passaggi più emozionanti (quello con la versione modificata di The Sound of Silence, in particolare) e alla buona interpretazione degli attori: da segnalare in questo senso la presenza dell’argentino Chino DarÃn, figlio del celebre Ricardo. Il risultato finale resta interessante e capace di scuotere a tratti, ma da una base di partenza del genere era lecito aspettarsi qualcosa di più incisivo. Presentato nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia 2018.