Uno strano omicidio sconvolge la vita sempre uguale di Acitrullo, sperduta località dell’entroterra abruzzese. Quale occasione migliore per il sindaco (Maccio Capatonda) e il suo vice (Herbert Ballerina) per far uscire dall’anonimato il paesino?



Per il suo secondo lungometraggio, dopo Italiano medio (2015), Maccio Capatonda torna e premere il pedale dell’acceleratore sulle idiosincrasie dell’Italia contemporanea, ma questa volta alza il tiro concentrandosi sul rapporto tra media e fatti di cronaca: a causa dell’omicidio, oltre alle forze dell’ordine, ad Acitrullo (che deve diventare famosa quanto e più di Cogne, insiste il sindaco) accorre anche una troupe di un programma televisivo, Chi l’acciso?, condotto da Donatella Spruzzone (una credibile Sabrina Ferilli). Chiaro riferimento alla tv del dolore, che riempie diversi palinsesti del belpaese, e a giornalisti disposti a tutto pur di sfruttare a loro favore un tragico evento. Il gioco non regge fino in fondo, indubbiamente, ma la sceneggiatura è piuttosto curata e c’è spazio per diverse gag efficaci e taglienti al punto giusto. La regia non è un granché, ma quantomeno c’è un disegno narrativo politicamente scorretto che non è il solito divertissement demenziale totalmente privo di senso. E i surreali personaggi in scena non sono così distanti dalla realtà.
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