Pandora
Pandora and the Flying Dutchman
Durata
122
Formato
Regista
La bellissima Pandora (Ava Gardner) rifiuta le proposte sentimentali di tutti i suoi pretendenti. Un giorno sembra essersi finalmente decisa a cedere a Stephen (Nigel Patrick), ma l'istinto di recarsi in mare la conduce al misterioso Olandese Volante (James Mason), costretto da una maledizione a vagare in eterno sulle acque. Pandora potrebbe rompere l'incantesimo.
Prendendo spunto dalla leggenda dell'Olandese Volante, Albert Lewin realizza una pellicola disturbante e ipnotica al tempo stesso: cercando di rileggere il mito in chiave più fantastica e cinica, il regista non solo dirige in maniera sapiente ogni sequenza, ma riesce a creare uno stile folle e frenetico, capace di spiazzare a ogni inquadratura e di restituire una sensazione cupa e tenebrosa allo spettatore. Con un ossimoro lodevole, inoltre, il film erge a protagonista Ava Gardner, perfetta per il ruolo di Pandora e memorabile nella fragile bellezza messa in serio pericolo dalla vicenda e dalle scelte di regia, in costante equilibrio precario tra amore e follia. Lewin racconta il tutto con mano solida e senza mai perdere in coerenza e incisività (nonostante l'intreccio non sia esattamente lineare, a causa dei numerosi flashback), firmando uno dei suoi titoli più singolari e riusciti. Scritto dal regista; musiche di Alan Rawsthorne, fotografia di Jack Cardiff.
Prendendo spunto dalla leggenda dell'Olandese Volante, Albert Lewin realizza una pellicola disturbante e ipnotica al tempo stesso: cercando di rileggere il mito in chiave più fantastica e cinica, il regista non solo dirige in maniera sapiente ogni sequenza, ma riesce a creare uno stile folle e frenetico, capace di spiazzare a ogni inquadratura e di restituire una sensazione cupa e tenebrosa allo spettatore. Con un ossimoro lodevole, inoltre, il film erge a protagonista Ava Gardner, perfetta per il ruolo di Pandora e memorabile nella fragile bellezza messa in serio pericolo dalla vicenda e dalle scelte di regia, in costante equilibrio precario tra amore e follia. Lewin racconta il tutto con mano solida e senza mai perdere in coerenza e incisività (nonostante l'intreccio non sia esattamente lineare, a causa dei numerosi flashback), firmando uno dei suoi titoli più singolari e riusciti. Scritto dal regista; musiche di Alan Rawsthorne, fotografia di Jack Cardiff.