Il margine

Sigismond (Joe Dallesandro), sposato e con prole, s'innamora in viaggio d'affari di una splendida prostituta (Sylvia Kristel). Coinvolto in una spirale di eros e smarrimento, riceverà una notizia letale e devastante.

Due anime attraversano l'adattamento cinematografico del romanzo (1968) di André Pieyre de Mandiargues, già “saccheggiato” da Borowczyk come fonte originaria per un episodio dei Racconti immorali del 1974 (e successivamente autore del soggetto del secondo episodio di Tre donne immorali? del 1979, a partire da un suo racconto). Un'anima è orgogliosamente softcore, incline a evidenziare l'erotismo e la bellezza dei corpi di Dallesandro e Kristel, emblemi sconfessati del cinema anatomico di un determinato periodo storico; l'altra, invece, è potenziale, mancata, soffocata dalla superficialità della prima: lo smarrimento, e l'oceanica (dis)funzionalità di un uomo a margine tra pericolo e dignità, promettevano ben altro spessore. Famiglia, sesso, autonomia, egoismo: temi che Borowczyk, nella sua altalenante carriera, ha trattato in diverse forme. Qui, però, meritavano maggiore considerazione. La colonna sonora comprende, tra gli altri, Pink Floyd, Chopin ed Elton John.