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Papà, ma che cosa hai fatto in guerra?
What Did You Do in the War, Daddy?
Durata
116
Formato
Regista
In Italia, durante la Liberazione dopo il secondo conflitto mondiale, a una compagnia statunitense viene dato l'ordine di occupare un paesino siciliano. Gli abitanti del luogo non oppongono alcuna resistenza, a patto che venga lasciato loro il permesso di poter fare una festa pianificata già da diverso tempo.
Blake Edwards prosegue la propria coerente idea di cinema con una parodia (a tratti caricaturale) dei film bellici tanto diffusi negli anni '60, in cui la trama serve solo come pretesto per incorniciare un divertissement che vive di gag autonome, spesso portatrici di sottili denunce dei costumi precostituiti. Lungo lo scorrere della pellicola, il regista mette in scena diversi buffi personaggi, come se fossero i protagonisti di una passerella di fronte alla macchina da presa. Ecco allora che la satira espressa dalla pellicola passa in rassegna soldati imbranati, fascisti convinti, popolani sprovveduti, nazisti ingenui. Edwards dipinge il tutto con la solita cura stilistica (fotografia di Philip Lathrop, musiche di Henry Mancini), il solito brio e la solita vena ironica, senza però rinunciare a un'aspra critica della "disumanità bellica". Sceneggiatura di William Peter Blatty.
Blake Edwards prosegue la propria coerente idea di cinema con una parodia (a tratti caricaturale) dei film bellici tanto diffusi negli anni '60, in cui la trama serve solo come pretesto per incorniciare un divertissement che vive di gag autonome, spesso portatrici di sottili denunce dei costumi precostituiti. Lungo lo scorrere della pellicola, il regista mette in scena diversi buffi personaggi, come se fossero i protagonisti di una passerella di fronte alla macchina da presa. Ecco allora che la satira espressa dalla pellicola passa in rassegna soldati imbranati, fascisti convinti, popolani sprovveduti, nazisti ingenui. Edwards dipinge il tutto con la solita cura stilistica (fotografia di Philip Lathrop, musiche di Henry Mancini), il solito brio e la solita vena ironica, senza però rinunciare a un'aspra critica della "disumanità bellica". Sceneggiatura di William Peter Blatty.
