Pelle alla conquista del mondo
Pelle erobreren
Premi Principali
Palma d'oro al Festival di Cannes 1988
Oscar al miglior film straniero 1989
Durata
157
Formato
Regista
Pelle (Pelle Hvenegaard) è un ragazzino di undici anni, che lascia la sua povera terra natia, la Svezia, per trovare un'esistenza migliore in Danimarca. Accompagnato dal padre Lasse (Max von Sydow), proverà a rifarsi una vita degna di tale nome, ma le cose saranno più complicate del previsto.
Bille August, alla sua prima pellicola importante, prende spunto da un romanzo di Martin Andersen Nexo per raccontare una classica storia di emigranti rurali di fine Ottocento. Dalle difficoltà di questi ultimi si passa anche a mostrare la brutalità dei proprietari terrieri, che approfittano della miseria e della disperazione degli stessi migranti per il proprio tornaconto. È una sorta di saga popolare, minata da una caratterizzazione stereotipata dei personaggi e, al contrario, valorizzata da una fotografia efficace. Funziona la scelta di prendere il punto di vista del piccolo protagonista, ma il regista spesso gira a vuoto e si arriva alla conclusione col fiatone. In fondo, è un prodotto piuttosto sincero, ma vittima di una certa ridondanza e di diverse svolte narrative prevedibili. Nonostante i difetti, ha ottenuto due premi molto importanti: la Palma d'oro al Festival di Cannes e l'Oscar come miglior film straniero. Troppa grazia.
Bille August, alla sua prima pellicola importante, prende spunto da un romanzo di Martin Andersen Nexo per raccontare una classica storia di emigranti rurali di fine Ottocento. Dalle difficoltà di questi ultimi si passa anche a mostrare la brutalità dei proprietari terrieri, che approfittano della miseria e della disperazione degli stessi migranti per il proprio tornaconto. È una sorta di saga popolare, minata da una caratterizzazione stereotipata dei personaggi e, al contrario, valorizzata da una fotografia efficace. Funziona la scelta di prendere il punto di vista del piccolo protagonista, ma il regista spesso gira a vuoto e si arriva alla conclusione col fiatone. In fondo, è un prodotto piuttosto sincero, ma vittima di una certa ridondanza e di diverse svolte narrative prevedibili. Nonostante i difetti, ha ottenuto due premi molto importanti: la Palma d'oro al Festival di Cannes e l'Oscar come miglior film straniero. Troppa grazia.