Il senso di Smilla per la neve

Smilla Jasperson (Julia Ormond) è nata in Groenlandia e vive a Copenaghen. Come unico amico ha un bambino di sei anni di nome Esajas, eschimese anche lui. Quando il piccolo viene trovato morto nella neve e il caso viene archiviato come fatalità, Smilla decide di indagare per scoprire la verità.

Bellissime inquadrature di paesaggi della Groenlandia e di Copenaghen e, praticamente, nient'altro. Tratto da un best seller del 1992 di Peter Peter Høeg, sceneggiato con sciatteria da Ann Biderman e diretto da Bille August, il cui adattamento cinematografico riesce a sprecare tutto lo sprecabile in rapporto al romanzo di partenza, buttando al vento ogni briciola di tensione e di caratterizzazione psicologica, a dir poco necessaria quando si dovrebbe parlare, come in questo caso, di evoluzione e di costruzione identitaria. Gli intrecci narrativi sono privi di qualsiasi sapidità, gli intrighi sono altrettanto mogi, la messa in scena si arrabatta come può puntando tutto sugli effetti speciali a disposizione, per altro impiegati con una buona dose di approssimazione, e non rivolgendo mai la propria attenzione alla valorizzazione dell'affascinante personaggio principale. Non convince nemmeno il montaggio di alcune scene, che va in direzione di un'artificialità quasi amatoriale vanificando, in parte, quel poco di lirismo e di spessore che il film può rivendicare, nonostante i molti errori grossolani.