Svezia, fine Ottocento. Una tranquilla comunità protestante viene turbata dalla storia d'amore tra Ingmar (Ulf Friberg) e Gertrud (Maria Bonnevie), e dall'arrivo di un predicatore.



Tratto dal romanzo omonimo di Selma Lagerlöf, il film di Bille August è un lento feuilleton in cui si intrecciano due piste narrative, quella amorosa e quella religiosa, dosate però con toni melensi, malamente languidi e miseramente illustrativi. Nonostante il buon potenziale di fondo, offerto esclusivamente dalla pagina scritta e non certo dall'apporto di un regista spesso mediocre come August, il risultato non riesce ad eguagliare il testo originale: molti effetti speciali, dispiego di risorse e mezzi in gran quantità, ma il tutto per un'opera più affine a certo pattume televisivo che a una trasposizione cinematografica di livello, spettacolarizzata in ogni sua componente ma di ben poca sostanza, eccezion fatta per alcune selezionate eccezioni. Lo script è stiracchiato, si perde nell'enfatizzare ossessioni e tensioni e non si sofferma sugli aspetti che avrebbero garantito maggior spessore. Insulso, o quasi.
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