Salva e custodisci
Spasi i sokhrani
Durata
167
Formato
Regista
Emma (Cécile Zervudacki) vive in un contesto di gente ricca e sprezzante che però, dietro l'apparenza gioviale, cela sotto il tappeto i sentimenti più turpi e meno nobili che possano esistere. La tormentata Emma si concede sessualmente con molta disinvoltura e in quanto a lati oscuri non ha nulla da invidiare alle persone che la circondano.
Fluviale opera del maestro del cinema russo Aleksandr Sokurov, il quale si dedica a Madame Bovary traendo dal materiale di partenza una versione nerissima ed espressionista dell'originale, che radicalizza le pulsioni a disposizione della vicenda ed erige una sorta di trattazione psichica intorno a tematiche chiave quali il sentimento amoroso, la solitudine, la necessità dell'azione a tutti i costi e l'attitudine morale, vera e presunta, di ogni essere umano. Sokurov si conferma regista di elevatissimo livello e di gran classe, e il suo stile ricercato e riflessivo è come sempre sapiente, colto, mai illustrativo, reso vibrante da un fecondo spessore intellettuale e da una non comune padronanza del mezzo cinema. Le pagine di Flaubert, in mano all'autore russo, si tramutano in immagini di pura bellezza, ma un po' di personalità in più avrebbe sicuramente giovato alla causa: il film è eccessivamente diluito e Sokurov dà l'idea di smarrire un po' il suo smalto nei mille rivoli offerti dal romanzo capolavoro del grande scrittore francese che qui diventano empasse e arzigogoli che sullo schermo avrebbero avuto bisogno di soluzioni più d'impatto e più stringate. Rimane, a ogni modo, un sommo esempio di cinema letterario, avvolgente seppur imperfetto.
Fluviale opera del maestro del cinema russo Aleksandr Sokurov, il quale si dedica a Madame Bovary traendo dal materiale di partenza una versione nerissima ed espressionista dell'originale, che radicalizza le pulsioni a disposizione della vicenda ed erige una sorta di trattazione psichica intorno a tematiche chiave quali il sentimento amoroso, la solitudine, la necessità dell'azione a tutti i costi e l'attitudine morale, vera e presunta, di ogni essere umano. Sokurov si conferma regista di elevatissimo livello e di gran classe, e il suo stile ricercato e riflessivo è come sempre sapiente, colto, mai illustrativo, reso vibrante da un fecondo spessore intellettuale e da una non comune padronanza del mezzo cinema. Le pagine di Flaubert, in mano all'autore russo, si tramutano in immagini di pura bellezza, ma un po' di personalità in più avrebbe sicuramente giovato alla causa: il film è eccessivamente diluito e Sokurov dà l'idea di smarrire un po' il suo smalto nei mille rivoli offerti dal romanzo capolavoro del grande scrittore francese che qui diventano empasse e arzigogoli che sullo schermo avrebbero avuto bisogno di soluzioni più d'impatto e più stringate. Rimane, a ogni modo, un sommo esempio di cinema letterario, avvolgente seppur imperfetto.