Prince Avalanche

Texas, 1987. Dopo che un incendio ha completamente distrutto un'intera distesa boscosa, due operai, Alvin (Paul Rudd) e Lance (Emile Hirsch), vengono assunti per ridipingere il manto stradale. Passeranno i due mesi necessari ai lavori senza nient'altro che la rispettiva compagnia, immersi nella natura desolata, mettendo a dura prova i propri limiti.

David Gordon Green riabbraccia le atmosfere del cinema indipendente dopo una parentesi dalla fortuna alterna nel campo della comicità demenziale. Nativo dell'Arkansas, ma cresciuto in Texas, il regista opta per un azzeramento completo di quanto realizzato in precedenza e decide di ripartire e di affrontare una nuova storia, fatta di piccoli gesti e di gente semplice. Così, come quel bosco interamente raso al suolo, Green resetta la sua carriera con un road movie che affianca alla rozzezza dei caratteri tipici texani la determinazione insita la capacità umana del voler sistemare le cose a ogni costo. Il personaggio di Alvin è emblematico a questo riguardo: abbattuto, piegato dalla vita e dagli amici, ma mai sconfitto nello spirito, cerca disperatamente di indirizzare il cognato Lance, un ragazzo che abbraccia ogni occasione rivelandosi incapace di goderne. In mezzo a questo viaggio della malinconia, tra case distrutte e solitudine soffocante, spicca anche una non trascurabile componente fantastica, che rende l'atmosfera ancora più sognante. Forse un po' meccanico, ma indubbiamente coinvolgente nonostante cali alla distanza. Remake dell'islandese Either Way di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson (2011).