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Mei Lee è una tredicenne un po' impacciata ma positiva, in bilico tra la dimensione di ragazzina obbediente e il caos emotivo dell'adolescenza. La pubertà porta con sé anche cambiamenti fisici ma sarà proprio in un momento di particolare stress (causato anche dalla presenza ingombrante di una madre troppo premurosa) che Mei Lee scoprirà di avere una sorta di maledizione: infatti, quando la ragazza si emoziona o si agita troppo, si trasforma in un panda rosso gigante.
Dopo il successo del precedente Luca (2021), la Pixar continua a lavorare su un cinema più infantile e meno autoriale che in passato, ma non per questo da sottovalutare o analizzare con meno attenzione. A seguito dell'esordio di Enrico Casarosa, ora è il momento di Domee Shi che, esattamente come il regista italiano, prende le mosse da una forte componente autobiografica per sviluppare il suo racconto. In effetti, ci sono anche altri elementi che quest'ultimo Red sembra voler spartire con Luca: ad esempio, l'età anagrafica dei protagonisti, la nazionalità non statunitense dei registi, una storia di "mostri amorevoli", il tema della crescita connesso con quello del cambiamento. Red sembra quindi confermare la strada intrapresa da Pixar in questi ultimi anni, lastricata come sempre da sceneggiature solide e brillanti ma più attenta ora a cercare il plauso delle famiglie e del pubblico più giovane senza però rinunciare a una buona dose di coraggio: anche qui, infatti, non mancano i momenti toccanti, i legami con il passato e le tradizioni, sino ad arrivare ad affrontare in maniera intelligente e delicata alcuni tasti da sempre considerati tabù (soprattutto nel cinema d'animazione) come l'inizio dell'utilizzo degli assorbenti in età di sviluppo. Calibrando perfettamente tutti questi valori, Red si conferma un ottimo prodotto capace di convivere con i suoi limiti. Siamo infatti lontani dall'ambizione e dalle intuizioni cinematografiche più riuscite e indimenticabili di casa Pixar, eppure il film funziona senza intoppi dall'inizio alla fine, magari cedendo il passo a qualche svolta più prevedibile e meno efficace, ma restando sempre pienamente in controllo di una narrazione appassionata e appassionante, capace di divertire ed emozionare.
Dopo il successo del precedente Luca (2021), la Pixar continua a lavorare su un cinema più infantile e meno autoriale che in passato, ma non per questo da sottovalutare o analizzare con meno attenzione. A seguito dell'esordio di Enrico Casarosa, ora è il momento di Domee Shi che, esattamente come il regista italiano, prende le mosse da una forte componente autobiografica per sviluppare il suo racconto. In effetti, ci sono anche altri elementi che quest'ultimo Red sembra voler spartire con Luca: ad esempio, l'età anagrafica dei protagonisti, la nazionalità non statunitense dei registi, una storia di "mostri amorevoli", il tema della crescita connesso con quello del cambiamento. Red sembra quindi confermare la strada intrapresa da Pixar in questi ultimi anni, lastricata come sempre da sceneggiature solide e brillanti ma più attenta ora a cercare il plauso delle famiglie e del pubblico più giovane senza però rinunciare a una buona dose di coraggio: anche qui, infatti, non mancano i momenti toccanti, i legami con il passato e le tradizioni, sino ad arrivare ad affrontare in maniera intelligente e delicata alcuni tasti da sempre considerati tabù (soprattutto nel cinema d'animazione) come l'inizio dell'utilizzo degli assorbenti in età di sviluppo. Calibrando perfettamente tutti questi valori, Red si conferma un ottimo prodotto capace di convivere con i suoi limiti. Siamo infatti lontani dall'ambizione e dalle intuizioni cinematografiche più riuscite e indimenticabili di casa Pixar, eppure il film funziona senza intoppi dall'inizio alla fine, magari cedendo il passo a qualche svolta più prevedibile e meno efficace, ma restando sempre pienamente in controllo di una narrazione appassionata e appassionante, capace di divertire ed emozionare.
