La relazione tra il grande scultore Auguste Rodin (Vincent Lindon) e Camille Claudel (Izïa Hegelin), sua assistente e amante di vent’anni più giovane. Il loro intenso rapporto creerà gravi ferite in entrambi.

Quattro anni dopo Mes séances de lutte, Jacques Doillon torna dietro la macchina da presa per un progetto di cui è regista e sceneggiatore. Al centro del film del regista parigino c’è un rapporto intenso, complicato, che intreccia problemi individuali e atti artistici di grande potenza. Disperazione e ispirazione danzano in questo biopic che, però, riesce a interessare soltanto sulla carta: da Doillon ci si poteva aspettare un lungometraggio più suggestivo e personale, ma il suo Rodin è un film biografico fiacco, che fatica ad appassionare, incapace di incuriosire anche chi conosce ben poco della vita dello straordinario scultore francese. Tra i massimi problemi c’è l’enorme difficoltà di Doillon di far empatizzare il pubblico con i personaggi mostrati: sembra quasi che al regista interessi poco del rapporto tra Rodin e Claudel e finisca, così, per renderlo freddo e distante dalle emozioni che lo spettatore può provare. Anche Vincent Lindon, solitamente intenso e di forte espressività, si perde in una performance di maniera, priva di grandi sfumature e indegna del suo talento. Su Camille Claudel sono stati fatti alcuni film, tra cui Camille Claudel 1915 (2013) di Bruno Dumont. Rodin è stato presentato in concorso al settantesimo Festival di Cannes.
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