
Saturno contro
Durata
110
Formato
Regista
Davide (Pierfrancesco Favino) è solito ospitare in casa sua un folto gruppo di amici: il suo compagno Lorenzo (Luca Argentero), il suo ex Sergio (Ennio Fantastichini), l'amico Antonio (Stefano Accorsi) e sua moglie Angelica (Margherita Buy), la patita d'astrologia ed ex tossicodipendente Roberta (Ambra Angiolini), l'interprete turca Neval (Serra Yilmaz) e suo marito Roberto (Filippo Timi). L'armonia di questa grande famiglia allargata viene meno quando, durante una cena, Lorenzo si sente male e finisce in coma.
Dopo Cuore sacro (2005), Özpetek alza ulteriormente l'asticella: tenta di dar vita a una sorta di Il grande freddo (1983) all'italiana e racconta il senso di smarrimento di un gruppo dinnanzi all'improvviso sopraggiungere della morte e alla difficile elaborazione di un lutto che porta a ridimensionare i diversi problemi che attanagliano i protagonisti. Un'opera tutto sommato onesta, ma gravata dal pressapochismo con cui si cerca di bilanciare dramma e commedia, regalando soluzioni che ricercano forzatamente il sentimentalismo risultando al contrario un po' furbette. Prolisso e poco coeso, il film cerca di farsi piacere sia nella dimensione più seria che in quella più buffa (con l'armamentario di macchiette marchio di fabbrica della poetica ozpetekiana) e tenta di sondare l'anima e la psicologia dei suoi personaggi senza però riuscire a rispettare le ambizioni di base. Lo sguardo su una borghesia annoiata ed egocentrica, non particolarmente acuto o intrigante (e inficiato a tratti da derive troppo indulgenti), risulta comunque talmente ingenuo da intenerire. Discreta prova del cast, con Milena Vukotic (nei panni della caposala dell'ospedale) e una sorprendente Ambra Angiolini (vincitrice di un David di Donatello e di un Nastro d'argento come miglior attrice non protagonista) sugli scudi. Il titolo fa riferimento a una battuta “astrologica” di Roberta.
Dopo Cuore sacro (2005), Özpetek alza ulteriormente l'asticella: tenta di dar vita a una sorta di Il grande freddo (1983) all'italiana e racconta il senso di smarrimento di un gruppo dinnanzi all'improvviso sopraggiungere della morte e alla difficile elaborazione di un lutto che porta a ridimensionare i diversi problemi che attanagliano i protagonisti. Un'opera tutto sommato onesta, ma gravata dal pressapochismo con cui si cerca di bilanciare dramma e commedia, regalando soluzioni che ricercano forzatamente il sentimentalismo risultando al contrario un po' furbette. Prolisso e poco coeso, il film cerca di farsi piacere sia nella dimensione più seria che in quella più buffa (con l'armamentario di macchiette marchio di fabbrica della poetica ozpetekiana) e tenta di sondare l'anima e la psicologia dei suoi personaggi senza però riuscire a rispettare le ambizioni di base. Lo sguardo su una borghesia annoiata ed egocentrica, non particolarmente acuto o intrigante (e inficiato a tratti da derive troppo indulgenti), risulta comunque talmente ingenuo da intenerire. Discreta prova del cast, con Milena Vukotic (nei panni della caposala dell'ospedale) e una sorprendente Ambra Angiolini (vincitrice di un David di Donatello e di un Nastro d'argento come miglior attrice non protagonista) sugli scudi. Il titolo fa riferimento a una battuta “astrologica” di Roberta.