Anni Settanta. Alberta (Luisa Ranieri) e Gabriella Canova (Jasmine Trinca) gestiscono una famosa sartoria qualificata nella creazione di costumi per il cinema e il teatro. Il loro è un universo costituito principalmente da figure femminili: Eleonora (Lunetta Savino), rimasta vedova con una nipote ribelle e scapestrata di nome Beatrice (Aurora Giovinazzo) che si insinuerà anche lei all’interno della sartoria; Paolina (Anna Ferzetti) la modista, con un figlio che nasconderà nella stanza dei bottoni durante le ore lavorative; Carlotta (Nicole Grimaudo) la tingitrice; Nina (Paola Minaccioni), madre di un ragazzo con alcune problematiche legate agli anni della crescita; Nicoletta (Milena Mancini), una sarta vittima di violenza domestica, e Fausta (Geppi Cucciari) nubile, ironica e libertina. 

Con il suo quindicesimo lungometraggio, Ferzan Ozpetek torna a raccontare una storia prettamente al femminile e in cui si sente tutta la sua poetica: lo dimostra, ad esempio, la tavolata con la quale si apre e si chiude il film, un momento davvero emblematico del cinema del regista di origine turca. La grande attenzione di Ozpetek va proprio a quelle figure femminili presenti nella sartoria: personaggi che non sono semplici colleghe, ma amiche e alleate, che si prendono in giro, litigano, si adirano ma non si tradiscono mai. I personaggi sono efficaci, grazie soprattutto alle buone interpretazioni di un cast in forma (svettano Jasmine Trinca e Luisa Ranieri), e si percepisce quanto le attrici abbiano dato tutto di loro stesse per offrire delle performance più credibili possibili. Tuttavia manca una dedizione accurata e approfondita degli aspetti drammatici e comici, prediligendo conclusioni e soluzioni raffazzonate e fin troppo immediate, lasciando ciascuna vicenda personale eccessivamente in superficie. Nonostante il film abbia momenti godibili e toccanti, vi è una mancanza di analisi introspettiva e psicologica di ciascun personaggio. Avendo selezionato un numero così vasto di attrici, poste sul medesimo piano della sceneggiatura, inevitabilmente manca un degno spazio da dare a ognuna e questo risulta un peccato e una lacuna nel coinvolgimento emotivo che il film vuole offrire. Il risultato è un film corale, che funziona solo in parte, anche a causa di qualche eccesso retorico di troppo che si poteva evitare.



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