Nicola (Pierfrancesco Favino), giovane industriale, lotta per salvare la sua azienda, apparentemente destinata al fallimento. Mentre cerca con affanno una soluzione, sente la moglie Laura (Carolina Crescentini) sempre più distante da lui: afflitto da sospetti di tradimento, inizia a pedinarla.



Giuliano Montaldo, anche sceneggiatore con Andrea Purgatori, torna alla rappresentazione dell'industria nazionale e delle sue contraddizioni, come fu, in gradi diversi, per Una bella grinta (1965) e Il giocattolo (1979). Caratterizzato da una fotografia livida e desaturata (opera di Arnaldo Catinari), il film punta tutto sull'impatto estetico, che suggerisce con invadenza il tono della narrazione: una vicenda notturna, atta a contaminare il privato del protagonista con uno sguardo sociale rivolto alla crisi economica contemporanea. Le banche spietate, le logiche distruttive, la perdita del lavoro e un lieve accenno alla questione immigrazione: troppa carne al fuoco, verrebbe da dire, considerando anche che il registro drammatico risulta male amalgamato con gli inserti di stampo thriller. Onesti gli intenti di base, ma a prevalere è un fastidioso senso di incompiutezza. Musiche di Andrea Morricone, figlio di Ennio. Presentato fuori concorso al Festival di Roma.
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