Barbara (Julienne Moore) dopo la fine del matrimonio con il ricco Beakeland (Stephen Dillane) scopre che il figlio Tony (Eddie Redmayne) è omosessuale e istaura con lui un rapporto incestuoso. Questo contribuirà al crollo psichico del ragazzo e condurrà a esiti sanguinosi.

Tratto da una storia vera che offre fondamenta sufficientemente scandalose, questo filmetto a basso budget non riesce né a essere pruriginoso quanto vorrebbe - nel mostrare la depravazione e l’ipocrisia di una casta di arricchiti che, seppur rivestiti, rimangono sordidi e bigotti - né a intavolare un discorso coerente sulla genitorialità, sulla questione della sessualità esplosa negli anni Sessanta (tra l’altro ricostruiti sommariamente) o a focalizzarsi sui caratteri fondanti delle personalità disturbate al centro narrazione. Proprio queste ultime, trattate come macchiette bidimensionali, sono impostate come modelli statici e cariche di stereotipi che la sceneggiatura, mancando di forza drammatica, fatica ad abbracciare completamente così come stenta a criticarli per decostruirli. Nonostante la sua dichiarata e ostentata morbosità è proprio il soggetto a risultare non interessante: non viene problematizzato nulla e il film rimane una prova fredda e inconsistente che mostra senza raccontare davvero.
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