Shine
Shine
Premi Principali
Oscar al miglior attore protagonista 1997
Golden Globe al miglior attore in un film drammatico 1997
Durata
105
Formato
Regista
Il pianista adolescente David Helfgott, oppresso dal padre Peter (Armin Mueller-Stahl), fatica a manifestare il suo prodigioso talento, vittima di insicurezze e attacchi di panico. Allontanatosi dalla famiglia, da adulto (Geoffrey Rush), inizia a manifestare comportamenti sempre più disturbati fino a sprofondare nella pazzia.
Biopic del pianista australiano David Helfgott, che dovette realmente fare i conti con gravi problemi mentali, Shine imbocca la strada dell'agiografia e la percorre a spron battuto, presentando il protagonista come un genio assoluto e incompreso. A ben guardare però Helfgott non gode nell'ambiente musicale di altrettanta fama: la sua figura è stata infatti resa nota al grande pubblico grazie alla versione romanzata in pellicola della sua storia. Il racconto si concentra sui sentimenti e sui rapporti, girando ossessivamente intorno al concerto n. 3 di Rachmaninov che tormenta il protagonista, ma dando altrettanto spazio alla relazione malata di David con il padre-padrone. Un po' troppo spinta la finzione drammaturgica nel tratteggiare la caduta negli abissi della follia del musicista, volutamente ma anche esageratamente enfatica, compensata però dalla presenza di tanti brani immortali che alleggeriscono con la loro poesia le sequenze più melodrammatiche. Il ritmo, comunque, non è niente male, così come la confezione, e la straordinaria performance di Geoffrey Rush (meritatamente premiato con l'Oscar) nasconde buona parte dei difetti.
Biopic del pianista australiano David Helfgott, che dovette realmente fare i conti con gravi problemi mentali, Shine imbocca la strada dell'agiografia e la percorre a spron battuto, presentando il protagonista come un genio assoluto e incompreso. A ben guardare però Helfgott non gode nell'ambiente musicale di altrettanta fama: la sua figura è stata infatti resa nota al grande pubblico grazie alla versione romanzata in pellicola della sua storia. Il racconto si concentra sui sentimenti e sui rapporti, girando ossessivamente intorno al concerto n. 3 di Rachmaninov che tormenta il protagonista, ma dando altrettanto spazio alla relazione malata di David con il padre-padrone. Un po' troppo spinta la finzione drammaturgica nel tratteggiare la caduta negli abissi della follia del musicista, volutamente ma anche esageratamente enfatica, compensata però dalla presenza di tanti brani immortali che alleggeriscono con la loro poesia le sequenze più melodrammatiche. Il ritmo, comunque, non è niente male, così come la confezione, e la straordinaria performance di Geoffrey Rush (meritatamente premiato con l'Oscar) nasconde buona parte dei difetti.