Neil Bennett (Tim Roth) sta passando le vacanze ad Acapulco insieme alla sua famiglia. Tutti si godono il sole e il mare, fino a quando un imprevisto non interrompe il loro relax. 

Un anno dopo Nuevo Orden, Michel Franco torna a parlare di ordini prestabiliti (in questo caso il nucleo famigliare) che vengono sovvertiti in maniera improvvisa. La famiglia rappresentata diventa, nelle mani del regista messicano, una parte per il tutto di un intero mondo, il cui sfaldamento porterà allo scoperto tensioni inaspettate. Le atmosfere suggestive delle prime battute e le interessanti premesse narrative, però, si sfaldano rapidamente all’interno di un copione in cui ogni possibile forma di ragionamento (un attacco alla borghesia?) diventa un pretesto per dare vita a un lungometraggio supponente, che non offre risposte ma solo domande, pensando così di risultare un’affascinante lezione intellettuale. Tutt’altro, Sundown è un film piccolo e vuoto, che non lascia praticamente nulla al termine della visione oltre all’ego di un regista che aveva fatto decisamente meglio col suo lavoro precedente. Mal tratteggiati i personaggi, con cui si fatica a empatizzare, ma anche le interpretazioni di Charlotte Gainsbourg e Tim Roth non aiutano un granché. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
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