Michele (Clemente Russo), un ragazzo della periferia di Caserta, riesce a emanciparsi da un destino segnato nella camorra grazie al suo talento per la boxe. Per raggiungere il successo, però, dovrà fare scelte tutt'altro che semplici.

Il secondo lungometraggio di Giuseppe Gagliardi, dopo La leggenda di Tony Vilar (2006), prende spunto da uno dei racconti presenti nel libro La bellezza e l'inferno di Roberto Saviano. Lo scrittore aveva a sua volta preso ispirazione dalla vera storia di Clemente Russo, grande pugile qui chiamato a interpretare il protagonista Michele. Nonostante il percorso del protagonista sia facilmente prevedibile, il film sorprende in una prima parte cadenzata da buoni tempi di montaggio, un discreto ritmo e una notevole colonna sonora. Peccato, però, che col passare dei minuti Gagliardi giochi troppo di maniera (facile che venga in mente il film Gomorra di Matteo Garrone, e non soltanto perché è un altro adattamento di Saviano) e perda il mordente narrativo e stilistico messo in scena inizialmente. E anche il finale non è un granché. Si poteva fare di più, ma poteva anche andare peggio. Tatanka, il soprannome di Michele, significa “bisonte” in lingua Sioux.
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