Nella cittadina di Portobuio non nascono più figli e il problema si fa decisamente grave quando arriva il momento di allestire il classico presepe vivente di Natale. Il sindaco (Claudio Bisio), pur di trovare un bambino a cui possa essere affidato il ruolo di Gesù, si rivolge alla comunità islamica che negli anni non si è mai riuscita a integrare perfettamente con gli abitanti del paese.

Con l’idea di ripetere ancora una volta la formula del suo Benvenuti al sud (2011), Luca Miniero incentra questa commedia su uno scontro fra due mondi molto differenti: gli italiani e gli immigrati, con i loro costumi e la loro religione. Pur partendo da uno spunto sociologicamente interessante (il ricambio generazionale in Italia è dato dagli immigrati), la sceneggiatura del film si perde molto presto in un’accozzaglia di cliché e banalità, fiacchi luoghi comuni e gag triviali e a dir poco modeste. Ogni possibile riflessione (anche in chiave ironica) sul delicato tema dell’integrazione viene meno e si lascia spazio unicamente a sterili macchiette e a personaggi privi di spessore (a partire da quello di Alessandro Gassmann, nei panni del capo della comunità islamica, convertitosi alla fede musulmana per amore della moglie). Da dimenticare.
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