ZatĹichi
ZatĹichi
Premi Principali
Leone d’argento per la miglior regia alla Mostra del Cinema di Venezia 2003
Durata
116
Formato
Regista
Un massaggiatore cieco (Takeshi Kitano) giunge in un villaggio del Giappone feudale del XIX secolo. Appassionato di giochi d'azzardo e abilissimo maestro d'armi, l'uomo viene in contatto con due geishe decise a vendicare la morte dei propri cari, uccisi dal clan del crudele Ginzo (Ittoku Kishibe). Il leggendario spadaccino lotterà per cercare di mettere fine alle ingiustizie commesse da Ginzo e dai suoi uomini nei confronti degli abitanti del villaggio.
Il personaggio di ZatĹichi nasce dalla letteratura giapponese, ed è stato già protagonista di ventisei pellicole: la prima, del 1962, è stata diretta da Kenji Misumi. Takeshi Kitano riprende e interpreta la figura dello spadaccino cieco per dare vita a una pellicola vuota ma divertente, in cui il senso della composizione sta tutto nella forma in cui è girato. Il film è un tripudio di azione, montaggio rapido, coreografie curate e omaggi al cinema del passato, in primis quello di Akira Kurosawa e del suo I sette samurai (1954). La durata però è davvero eccessiva e, dal punto di vista narrativo, è un lungometraggio piuttosto scontato: la commistione di generi diversi funziona (si apre come un normale film di samurai, per poi toccare la commedia slapstick e, infine, il musical) ma le cadute di stile sono numerose così come i passaggi registici a vuoto. Kitano interpreta il personaggio con passione ma, anche dal punto di vista recitativo, ha fatto molto di meglio. Generoso Leone d'argento alla Mostra di Venezia del 2003.
Il personaggio di ZatĹichi nasce dalla letteratura giapponese, ed è stato già protagonista di ventisei pellicole: la prima, del 1962, è stata diretta da Kenji Misumi. Takeshi Kitano riprende e interpreta la figura dello spadaccino cieco per dare vita a una pellicola vuota ma divertente, in cui il senso della composizione sta tutto nella forma in cui è girato. Il film è un tripudio di azione, montaggio rapido, coreografie curate e omaggi al cinema del passato, in primis quello di Akira Kurosawa e del suo I sette samurai (1954). La durata però è davvero eccessiva e, dal punto di vista narrativo, è un lungometraggio piuttosto scontato: la commistione di generi diversi funziona (si apre come un normale film di samurai, per poi toccare la commedia slapstick e, infine, il musical) ma le cadute di stile sono numerose così come i passaggi registici a vuoto. Kitano interpreta il personaggio con passione ma, anche dal punto di vista recitativo, ha fatto molto di meglio. Generoso Leone d'argento alla Mostra di Venezia del 2003.