
Vendredi soir
Vendredi soir
Durata
90
Formato
Regista
Parigi, metà degli anni '90. La città è letteralmente attanagliata da uno sciopero in corso e Laure (Valérie Lemercier) sta per iniziare una convivenza. Mentre è ferma in coda, si ritrova a dare un passaggio al bizzarro autostoppista Jean (Vincent Lindon), col quale esploderà una violenta e inaspettata passione.
Dal romanzo omonimo di Emmanuèle Bernheim, la regista Claire Denis racconta un amore clandestino, un legame senza costrutto tra due persone che nasce e si sviluppa al di fuori dei canoni sociali e che da tale natura randagia e non istituzionale sembra trarre tutta la sua forza e la sua vitalità: una libertà che la regista prova ad applicare ai corpi dei protagonisti ma anche a una gestione come sempre molto sensoriale delle immagini, che poggiano su elementi rarefatti e fascinosi, sull'uso eccellente del sonoro, su una predilezione seducente per lo spazio urbano, le architetture e i monumenti più iconici che appare davvero molto marcata. La gratuità della passione di fondo e i tempi troppo dilatati cui la regista ricorre, insieme all'automatismo del racconto dell'amor fou attraverso scorci e frammenti, finiscono però col vanificare in massima parte la caratura del film e col renderlo un'estetizzazione manierata e rivedibile, di pura superficie.
Dal romanzo omonimo di Emmanuèle Bernheim, la regista Claire Denis racconta un amore clandestino, un legame senza costrutto tra due persone che nasce e si sviluppa al di fuori dei canoni sociali e che da tale natura randagia e non istituzionale sembra trarre tutta la sua forza e la sua vitalità: una libertà che la regista prova ad applicare ai corpi dei protagonisti ma anche a una gestione come sempre molto sensoriale delle immagini, che poggiano su elementi rarefatti e fascinosi, sull'uso eccellente del sonoro, su una predilezione seducente per lo spazio urbano, le architetture e i monumenti più iconici che appare davvero molto marcata. La gratuità della passione di fondo e i tempi troppo dilatati cui la regista ricorre, insieme all'automatismo del racconto dell'amor fou attraverso scorci e frammenti, finiscono però col vanificare in massima parte la caratura del film e col renderlo un'estetizzazione manierata e rivedibile, di pura superficie.