35 Rhums
35 rhums
Durata
100
Formato
Regista
Dopo aver perso la moglie, Lionel (Alex Descas) ha cresciuto da solo la figlia Joséphine (Mati Diop). Adesso però Joséphine non è più solo una bambina orfana di madre ma si appresta a doversi ritagliare il suo posto nel mondo.
Claire Denis orienta il suo sguardo verso il nucleo intimo e privato di una famiglia monca e disfunzionale, nella quale è venuto a mancare in tempi non sospetti un elemento fondamentale, vale a dire il pilastro portante della presenza materna. A chi rimane non resta che sopperire in qualche modo a tale carenza, con un'affettività e un legame tanto più profondo quanto più basato sul non detto e su dettagli apparentemente irrilevanti, caricati, non di rado, di ambiguità erotica e sentimentale. La Denis firma ancora una volta un film impressionista, senza l'ombra dell'ossessività e del compiacimento, dei piccoli, grandi frammenti di quotidianità sui quali la regista sembra in grado di poter imperniare la quasi totalità della sua fragile e struggente poetica dello sguardo. Il rischio di risultare impenetrabile e sfuggente è sempre concretamente dietro l'angolo, ma l'autrice transalpina riesce in parte a evitare di inciampare su se stessa lavorando in modo consapevole sul suo studiato ma non per questo sterile minimalismo. Splendide musiche dei Tindersticks. Ispirato a Tarda primavera (1949) del maestro nipponico YasujirÅ Ozu. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Claire Denis orienta il suo sguardo verso il nucleo intimo e privato di una famiglia monca e disfunzionale, nella quale è venuto a mancare in tempi non sospetti un elemento fondamentale, vale a dire il pilastro portante della presenza materna. A chi rimane non resta che sopperire in qualche modo a tale carenza, con un'affettività e un legame tanto più profondo quanto più basato sul non detto e su dettagli apparentemente irrilevanti, caricati, non di rado, di ambiguità erotica e sentimentale. La Denis firma ancora una volta un film impressionista, senza l'ombra dell'ossessività e del compiacimento, dei piccoli, grandi frammenti di quotidianità sui quali la regista sembra in grado di poter imperniare la quasi totalità della sua fragile e struggente poetica dello sguardo. Il rischio di risultare impenetrabile e sfuggente è sempre concretamente dietro l'angolo, ma l'autrice transalpina riesce in parte a evitare di inciampare su se stessa lavorando in modo consapevole sul suo studiato ma non per questo sterile minimalismo. Splendide musiche dei Tindersticks. Ispirato a Tarda primavera (1949) del maestro nipponico YasujirÅ Ozu. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.