6 Underground
6 Underground
2019
Paese
Usa
Generi
Thriller, Azione
Durata
128 min.
Formato
Colore
Regista
Michael Bay
Attori
Ryan Reynolds
Mélanie Laurent
Adria Arjona
Dave Franco
Corey Hawkins
Manuel Garcia-Rulfo
Ben Hardy
Lior Raz
Payman Maadi
Un miliardario creduto morto, in seguito a un incidente aereo con un piccolo velivolo, ha messo in piedi un gruppo di sei persone per combattere il Male nel mondo. Vuole che nella squadra non siano usati nomi, quindi tutti si chiamano per numero e lui naturalmente è Uno. Dalla sua ha voluto un pilota, un sicario, una spia, un dottore e un acrobata, ma la loro missione a Firenze contro trafficanti d'armi mafiosi non va assolutamente come previsto. Dovranno così cercare un rimpiazzo per la squadra, un ex soldato scelto americano, cruciale per arrivare all'obiettivo: far crollare un regime dittatoriale mediorientale.

Michael Bay realizza, sotto l’egida di Netflix, un thriller ipercinetico e, a suo modo, “monumentale” in cui l’azione e le sequenze parossistiche sono spinte sul pedale dell’acceleratore come mai prima d’ora, a tal punto da spostare oltre ogni soglia immaginabile la sospensione dell’incredulità e il funambolismo visivo ed estetico che il regista della saga di Transformers ha da sempre legato al suo nome. In tal senso 6 Underground, interpretato tra gli altri da un divertito Ryan Reynolds e da una Mélanie Laurent estremamente magnetica ed erotizzata, raggiunge quasi la soglia dell’astrazione in termini di sfacciato dinamismo e coreografie a mille all’ora: basterebbe la prima mezz’ora, tutta dedicata a un inseguimento in apnea lungo i luoghi cruciali di Firenze (le auto da corsa sfrecciano a velocità indicibili anche all’interno degli Uffizi, per rendere l’idea della sregolatezza cialtrona del blocco), a chiarire quanto il film di Bay sia una follia esplosiva quasi senza precedenti, per concezione dinamitarda del montaggio, delle soluzioni grafiche, dell’uso degli stunt e degli effetti speciali infuocati. Una componente sulla quale il cineasta marcia moltissimo, divertendo e divertendosi, rendendo l’insieme tanto stupefacente quanto, alle lunghe, eccessivamente fracassone e cacofonico nella sua ostentata e selvaggia frammentarietà. Un approccio sempre pronto a fare il pieno di cinema basso contaminato con soluzioni “alte” e perfino “autoriali”: dall’insistenza sul tema dei fantasmi e degli impalpabili flussi economici e spionistici della contemporaneità, come fossimo dentro a Blackhat (2015) di Michael Mann, ai dialoghi sulla fruizione dei film sul cellulare (siamo pur sempre dentro un film destinato allo streaming on demand, dopotutto), passando attraverso scenari geopolitici in Medio Oriente talmente grossolani e tagliati con l’accetta da far cadere la mascella e risultare, loro malgrado, perfino simpatici. In uno degli innumerevoli frame dell’inseguimento fiorentino, fa capolino perfino un ragazzo con indosso la maglia juventina e il 7 di Cristiano Ronaldo: uno smacco che nessun tifoso della Fiorentina, data la notoria rivalità tra le due squadre, potrebbe probabilmente perdonare a Bay, ma che rende l’idea della sfrenata cialtronaggine dell’insieme, che nel finale cita addirittura John Milius e, in quanto punto di massima deflagrazione del suo cinema, potrebbe rappresentare, per la filmografia del regista californiano, ciò che Il mucchio selvaggio (1969) fu per Sam Peckinpah (mutatis mutandis, manco a dirlo).  Letteralmente scatenata anche la colonna sonora satura di musica tamarra e, al colmo del delirio da mandare ai matti, si vocifera che Netflix abbia pensato a ben otto (!) sequel. 
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