All the Invisible Children
All the Invisible Children
2005
Paesi
Italia, Francia
Genere
Drammatico
Durata
129 min.
Formato
Colore
Registi
Mehdi Charef
Emir Kusturica
Spike Lee
Kátia Lund
Jordan Scott
Ridley Scott
Stefano Veneruso
John Woo
Attori
Adama Bila
Rodrigue Ouattara
Elysée Rouamba
Uros Milovanovic
Dragan Zunovac
Hannah Hodson
Andre Royo
Hazelle Goodman
Vera Fernandez
Francisco Anawake
David Thewlis
Kelly Macdonald
Maria Grazia Cucinotta
Daniele Vicorito
Giovanni Esposoto
Zhao Zhicun
Qi Ruyi

Sette episodi. In Tanza (diretto da Mehdi Charef) un bambino africano è costretto a combattere come un soldato e viene incaricato di distruggere una scuola; in Blue Gipsy (Emir Kusturica) un ragazzino esce dal riformatorio ma, spinto dal padre violento a rubare, preferirà ritornare in istituto; in Jesus Children of America (Spike Lee) Blanca, figlia di genitori sieropositivi, teme di avere a sua volta l'Aids, venendo messa al bando come un'appestata dalle feroci compagne di classe; in Bilù e Joao (Kátia Lund) due ragazzi aiutano la loro famiglia raccogliendo spazzatura, in Jonathan (Ridley Scott e sua figlia Jordan) un fotografo di guerra immagina di tornare ragazzo per sfuggire ai traumi bellici che porta con sè; in Ciro (Stefano Veneruso) due ragazzi napoletani rubano un Rolex a un automobilista e entrano in contatto con la malavita locale; in Song Song e Little Cat (John Woo) due bambine di ceto opposto vedono i loro destini uniti da una bambola.

Ideato e prodotto da Chiara Tilesi, Stefano Veneruso e Maria Grazia Cucinotta, il film (il cui ricavato è stato devoluto ad un fondo gestito dall'UNICEF) racconta la vita quotidiana dei bambini invisibili di tutto il mondo, raccogliendo storie di sofferenza, maltrattamenti e disagi. Ma al di là delle più lodevoli intenzioni, il risultato filmico è a dir poco disastroso. Gli otto registi chiamati in causa contribuiscono con cortometraggi di sorprendente didascalismo, banali nelle loro metafore e nella ricerca forzata di poesia e sentimentalismo lacrimevole a buon mercato. Manca un respiro cinematografico, tanto che si ha l'impressione di assistere a sette pubblicità progresso, didatticamente encomiabili ma artisticamente nulle. Sovrabbondanza di luoghi comuni, patetismi telefonati e retorica a fiumi. Pessimi gli episodi di Kusturica (quasi un'autoparodia) e Woo (insopportabilmente ricattatorio), interessanti ma mal sviluppati quelli dei due Scott, di Veneruso e Lund, parzialmente riuscito quello di Lee, insignificante quello di Charef.

Maximal Interjector
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