Bardo (or False Chronicle of a Handful of Truths)
Bardo, o falsa crónica de unas cuantas verdades
2022
Paese
Messico
Genere
Drammatico
Durata
174 min.
Formato
Colore
Regista
Alejandro González Iñárritu
Attori
Daniel Gimenez Cacho
Griselda Siciliani
Ximena Lamadrid
Andrés Almeida
Francisco Rubio


Silverio (Daniel Giménez Cacho), un noto giornalista e documentarista messicano che vive a Los Angeles, deve tornare nel suo paese natale per ricevere un importante premio internazionale. Ignaro che questo semplice viaggio lo spingerà̀ verso una profonda crisi esistenziale, l’uomo inizierà a mescolare ricordi e presente, sogno e realtà.

Basta la prima scena (un’ombra di un uomo che inizia a volare) per capire esattamente cosa sta facendo Alejandro González Iñárritu con questo suo settimo lungometraggio: da un lato c’è l’ambizione sfrenata di un film che vuole immediatamente spiccare il volo, dall’altro il riferimento al cinema del suo passato (“Birdman”), dall’altro ancora il primo di numerosi collegamenti con “8 ½” e forse l’opera di Fellini in generale, di cui questo film è pienamente intriso. Il fascino è subito intrigante, ma allo stesso tempo è subito evidente l’eccessiva sovrabbondanza di un lungometraggio che mette tantissima carne al fuoco: si sente una sorta di ossessione del regista di inserire tutto il possibile in questo film lunghissimo (circa tre ore) che è una sorta di compendio di tutto il suo cinema e allo stesso tempo una pellicola profondamente autobiografica (il protagonista è esplicitamente ispirato a lui, sia nel look che nell’esperienza di vita). Se – ancora una volta – da un lato è vero che il “troppo stroppia”, anche in questo caso a causa di un numero eccessivo di finali, dall’altro non si può non evidenziare un’ampissima serie di sequenze cinematograficamente meravigliose, a partire da quella sulla pista da ballo e dalla grande piramide di corpi/cadaveri ispirati ai desaparecidos: ed è proprio su questo versante politico, e sulle controversie tra Stati Uniti e Messico, che il regista dimostra la massima ispirazione, riuscendo anche a giocare con ironia sul suo “tradimento” in favore del cinema a stelle e strisce. Meno forte è invece lo scontro tra realtà e finzione in quest’opera che gioca di strappi continui, tra passaggi memorabili e sequenze inutilmente autocompiaciute. A ogni modo un prodotto che non lascia indifferenti e in cui si percepisce l’enorme impegno e coraggio in fase produttiva. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2022.


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