Uxbal Fernandez (Javier Bardem) vive a Barcellona e si guadagna da vivere curando un traffico di immigrazione clandestina. Abbandonato da Marambra (Maricel Álvarez), ex moglie schizofrenica, Uxbal vive con i suoi due figli, Ana (Hanaa Bouchaib) e Mateo (Guillermo Estrella). L'esistenza dell'uomo cambierà radicalmente quando gli sarà diagnosticato un cancro in stato avanzato che gli lascerà solo due mesi di vita: Uxbal tenterà allora di porre rimedio ai suoi errori, così da garantire un futuro dignitoso ai suoi figli.

Primo film di Alejandro González Iñárritu dopo la rottura del sodalizio artistico con lo sceneggiatore Guillermo Arriaga. Il regista si trasferisce in Spagna, firma lo script del film (con Armando Bo e Nicolàs Giacobone) e abbandona sia la struttura a mosaico che la narrazione corale delle sue opere precedenti per concentrarsi sull'odissea personale di un uomo in fin di vita. Ma Iñárritu scivola troppo spesso nei cliché del cinema del dolore, non evita le trappole del ricatto sentimentale, esaspera i toni melodrammatici e non riesce quasi mai a rendere né sentita né incisiva la vicenda di Uxbal, malgrado l'accumulo di drammi che gravano sul protagonista. L'eccessiva durata, inoltre, denota numerosi cali di ritmo che indeboliscono ulteriormente un prodotto alla lunga noioso, mentre la commistione tra raffigurazione sociale (le condizioni di vita della provincia, lo sfruttamento degli immigrati clandestini, la violenza di una società profondamente razzista e intollerante) e tragedia individuale appare forzata e irrisolta. Colpisce comunque la descrizione di una Barcellona tutt'altro che solare, ma al contrario plumbea, funebre e decadente, mentre solo occasionalmente (nelle sequenze oniriche soprattutto) il regista sa restituire visivamente il disagio di Uxbal e il lento consumarsi della sua forza vitale. Ottima la prova di Bardem, nominato all'Oscar e vincitore del premio come migliore attore al Festival di Cannes, ex aequo con l'Elio Germano de La nostra vita (2010) di Daniele Luchetti. Nomination ai Golden Globe e agli Oscar come miglior film straniero. Il film è co-prodotto da Alfonso Cuarón e Guillermo del Toro.



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