L'Italia non è un paese povero
1960
Paese
Italia
Genere
Documentario
Durata
135 min.
Formato
Bianco e Nero
Registi
Joris Ivens
Paolo Taviani
Vittorio Taviani
Il documentarista Joris Ivens percorre l'Italia da Nord a Sud, provando ad analizzarne le differenze socioculturali e, soprattutto, ponendo la sua attenzione sulle industrie petrolifere e sul mondo del lavoro. Commissionato in prima istanza dall'Eni di Enrico Mattei, il progetto vide la collaborazioni di altri (ai tempi giovani) autori come i fratelli Taviani (co-registi), Tinto Brass e Valentino Orsini. La pellicola tuttavia venne censurata e condannata a subire tagli e manipolazioni in sede di montaggio (esistono ben tre edizioni differenti del film dal diverso minutaggio). L'opera di Ivens nasce come documentario propagandistico per esaltare l'efficienza dell'area settentrionale della penisola italiana ma ben presto finisce per stimolare lo spettatore su altri temi: infatti, il degrado che il regista coglie nelle zone meridionali è indice di un'arretratezza non indifferente e soprattutto di una netta lontananza tra le due aree geografiche. L'opera, se vista oggi, rischia di perdere la sua efficacia, causa della saturazione odierna per un tema decisamente abusato. Ma ai tempi del boom economico, non tutti erano a conoscenza della problematica e il film scosse parecchio le coscienze. Seppur a tratti estremamente pedante e ripetitivo, accompagnato da una voce di commento troppo invasiva e didascalica (di Enrico Maria Salerno), L'Italia non è un paese povero riesce ad affrescare una realtà complessa attraverso una semplicità umana e genuina. Nel 2006, Daniele Vicari realizzerà una sorta di sequel, Il mio paese, prendendo le mosse proprio dal viaggio di Ivens per riproporlo in senso contrario (dunque da Sud a Nord).
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