Non è un paese per giovani
2017
Paese
Italia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
Giovanni Veronesi
Attori
Filippo Scicchitano
Sara Serraiocco
Giovanni Anzaldo
Sergio Rubini
Nino Frassica
Marco Pancrazi

Sandro (Filippo Scicchitano) ha poco più di vent’anni, è gentile, a volte insicuro e il suo sogno segreto è diventare uno scrittore; Luciano (Giovanni Anzaldo) invece è coraggioso e brillante, ma con un misterioso lato oscuro. Si scelgono istintivamente e decidono, presi da un’euforica incoscienza, di cercare un futuro per loro a Cuba, dove conoscono Nora (Sara Serraiocco), una strana ma travolgente ragazza sopravvissuta a un aneurisma.

Giovanni Veronesi trae un film dal proprio omonimo programma radiofonico, condotto su Radio 2 insieme a Massimo Cervelli, e firma un road movie generazionale che pare a tutti gli effetti il tentativo di aggiornare il suo precedente Che ne sarà di noi (2004), spostandone un po’ più in là l’orizzonte anagrafico, le aspettative, gli umori. Dal viaggio della maturità, col suo carico di spensieratezza irrisolta e contagiosa euforia, si passa al futuro negato dell’odierna generazione X di giovani italiani, costretti a emigrare all’estero per inseguire la chimera di un futuro impossibile, lottando con le unghie e con i denti nonostante tutto. Il tentativo di raccontare un fenomeno chiave del nostro tempo in maniera forse non idilliaca né idealizzata (non è detto che scappando dall’Italia, dopotutto, la ferocia dei sogni appassiti sia meno spietata) si scontra però col bozzettismo che spesso fa capolino nella sceneggiatura e nell’approccio di Veronesi, dove le forze in campo offerte dai tre interpreti, sulla carta interessanti e ben amalgamati, si riducono allo scontro di caratteri tra gli stereotipi del timido artista bonario, del rude e selvaggio impulsivo e della matta scriteriata ma dal cuore d’oro. Cuba è un fondale attivo e partecipe, vivido e tutt’altro che da cartolina, ma i protagonisti sprofondano ben presto nelle paludi dello stereotipo e del didascalismo. La seconda parte alterna poi in maniera troppo sbalestrata e sfasata commedia e dramma e la deriva verso il baratro di Luciano appare fin troppo manipolatoria nei confronti dello spettatore. Un film forse vitale ma irrimediabilmente grossolano, al contempo poetico e manicheo, onesto e stranamente torvo, buonista e anti-intellettuale. Sergio Rubini e Nino Frassica interpretano personaggi di contorno molto ricalcati sulle loro rispettive origini regionali. Buona fotografia di Tani Canevari, contrastata e assolata, in grado di valorizzare gli scenari cubani.

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