Diretto da Graziano Diana e Giancarlo De Cataldo a partire dal libro Il combattente dello stesso De Cataldo edito da Rizzoli, il film si pone come un “documento” a tutto tondo, con l’obiettivo di fornire un ritratto complessivo del presidente più amato dagli italiani, come Pertini è stato a più riprese definito, ma anche dell’uomo politico dall’immagine più pulita e popolare dell’ultimo mezzo secolo di storia tricolore.

La mistura di linguaggi di Pertini, il combattente (archivio, interviste, frammenti, fumetti, grafiche) è abbastanza povera dal punto di vista della ricostruzione storica, che si limita a lambire la superficie del già noto, tra canzoni a tema Pertini e dialoghi con personaggi noti quasi sempre di poco conto. La natura dell’operazione è tutta nelle declamazioni sul presidente “pop” di Antonello Venditti, ma l’intento divulgativo e pedagogico del prodotto (i ragazzi di oggi presenti in uno studio con De Cataldo, buttati lì senza alcun approfondimento) frena in partenza qualsiasi ulteriore approfondimento. De Cataldo entra ed esce dalla scena in maniera stonata non sapendo bene dove posizionarsi e il focus generale appare sfocato e troppo vacuo. Comunque interessante la parentesi, seppur brevissima, sulla Resistenza come apogeo biografico di Pertini, affettivo, erotico e dinamico (“accentuato spasmodicamente”), e la riflessione di Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa, sul possibile populismo ante litteram di Pertini e sulle sue promesse irrealizzabili, l’unica nota sottilmente critica presente nel film, per il resto interamente agiografico. Tra gli intervistati Emma Bonino, Gherardo Colombo, Raphael Gualazzi, Gad Lerner, Paolo Mieli, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Ricky Tognazzi, Eugenio Scalfari e Dino Zoff, che ovviamente si sofferma sulla celeberrima partita a scopone scientifico (Bearzot e Causio contro Zoff e Pertini) di ritorno dai Mondiali vinti dell’82.