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I migliori film francesi degli ultimi 20 anni

Tradizione tra le più antiche e prolifiche della storia della Settima Arte, il cinema francese non ha mai smesso di stupire tra grandi firme, impegno sociale e versatilità espressiva, regalando preziosi frutti che appartengono al passato tanto quanto al presente. 

20 film per 20 anni: ponendo il focus sui tempi più recenti, abbiamo deciso di stilare una classifica dei migliori film francesi degli ultimi due decenni.

Scopriamoli insieme:

20) Welcome di Philippe Loiret (2009)


La società che si irrigidisce davanti alla “invasione” non viene intenerita neppure dalla purezza di un sentimento acerbo ma già più grande del mare, e la storia di Bilal diventa metafora di altre milioni di persone respinte, ignorate, temute da un'Europa solo apparentemente civile e democratica. 

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19) La guerra è dichiarata di Valérie Donzelli (2011)

Un film di abbagliante purezza, fin dal titolo, così ironico e sfrontato nel puntare i tacchi di fronte a un dramma incommensurabile, sulla carta impossibile da affrontare non solo con brio e vitalità, ma anche con un solo briciolo di speranza. Valérie Donzelli e Jérémie Elkaïm (coppia anche nella vita reale) hanno vissuto sulla loro pelle la storia narrata nel film e abbattono qualsiasi parete tra la vita e lo schermo.

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18) Gli amori folli di Alain Resnais (2009)

Al suo terzultimo lungometraggio, Resnais gioca con lo spettatore e ribalta il classico immaginario del film sentimentale (hollywoodiano in primis, come si evince dal motivetto musicale che parte al momento del bacio) dando vita a una pellicola che, dal primo all'ultimo minuto, non smette mai di stupire e sorprendere.

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17) In guerra di Stéphan Brizé (2018)

Stephane Brizé, anche sceneggiatore, si spinge ancora nel territorio del dramma di impegno sull'instabilità lavorativa ai tempi dell'incertezza, della crisi (non solo finanziaria, ma anche di rapporti umani) e dello sconforto individuale. E lo fa superando qualsiasi barriera convenzionale, immergendosi con una capacità mimetica a dir poco straordinaria nel complesso mondo di dinamiche trattate spesso con superficialità e sensazionalismi di comodo dai media.

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16) Dopo l'amore di Joachim Lafosse (2016)

Un efficace mélo sulla crisi delle relazioni contemporanee, tutto giocato su un’asciuttezza di sguardo che evita con cura i toni enfatici per lavorare sul grigiore del quotidiano e sulle sfumature più dolorose e scomode di un rapporto sentimentale allo stremo. 

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15) Nocturama di Bertrand Bonello (2016)


Sorta di Zombi (1978) romeriano del ventunesimo secolo, il film è una potente riflessione di come il terrorismo non nasca nelle banlieue o nei fondamentalismi, ma possa esplodere in qualsiasi contesto. Esplicitamente rifiutato dalla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes per il suo “contenuto politico inaccettabile”.

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14) Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma (2019)


Un intenso racconto al femminile di ambientazione storica, così minimale nella minuziosa messa in scena e, al tempo stesso, così profondo nel descrivere sentimenti quasi inesprimibili. Partendo da una regia impeccabile, che si riflette anche in una recitazione trattenuta di stampo quasi bressoniano, l'autrice transalpina mette in scena una storia di amore negato, che è anche una profondissima riflessione sul ruolo della donna.

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13) Miracolo a Le Havre di Aki Kaurismäki (2011)


Fiaba contemporanea su uno dei drammi più cocenti della modernità, quello dei migranti, che in fuga da guerra e carestia mettono in gioco la propria vita per tentare di riappropriarsi di un futuro. Un'opera al di là di ogni possibile pregiudizio, scarna, essenziale e quasi irreale, eppure proprio per questo viva, palpitante e scevra da ogni complicazione ideologica, politica, economica e sociale. 

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12) Racconto di Natale di Arnaud Desplechin (2008)


L'autore riesce anche a rinnovare l'archetipo, un po' abusato, della contrapposizione tra l'apparente atmosfera di festa, tipica del periodo natalizio, e le piccole ipocrisie, le paure e i rancori che si nascondono dietro le celebrazioni. Il risultato è intenso, toccante, esteticamente raffinatissimo.

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11) Appuntamento a Belleville di Sylvaine Chomet (2003)


Piccolo gioiello di animazione quasi interamente muto, è una pantomima ispirata a Jacques Tati (esplicitamente citato nella scena in cui il trio di cantanti guarda Giorno di festa, 1949) che celebra i fasti del grande ciclismo (Champion è una caricatura di Fausto Coppi) e le atmosfere swing degli anni Venti. Vincitore del Festival international du film d'animation d'Annecy.

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10) Adieu au langage di Jean-Luc Godard (2014)


Citazioni continue e incessanti, montaggio frenetico e sonoro sovrastante: Adieu au langage è un vero e proprio bombardamento audiovisivo, una partitura a più voci composta per chi è desideroso di coglierne il senso. Uno sberleffo (forse), una provocazione sperimentale (perché no?), un ultimo ricordo di quella Nouvelle Vague di cui Godard è stato tra i massimi interpreti. 

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9) Cannibal Love di Claire Denis (2001)

Un poetico e toccante poema del dolore che non può lasciare indifferenti. Il pudore con cui la regista si accosta al dramma del protagonista e la purezza delle inquadrature ammaliano e magnetizzano, immergendo lo sguardo in un mondo sanguinante e dolente.

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8) Visages Villages di Agnès Varda (2017)


C'è qualcosa di stupefacente ed estatico nel modo in cui una vecchia leonessa del cinema francese, Agnès Varda, ha messo insieme questo road movie poetico e immaginifico, un viaggio polifonico e di profondissima densità concettuale e visiva. Un prezioso testamento artistico.

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7) Sils Maria di Olivier Assayas (2014)

Un film che riflette palesemente sul conflitto generazionale, ma, come in tutti i più recenti lavori di Assayas, non può fare a meno di attribuire alla temporalità e alle sue illusioni voraci (la fama, la velocità delle comunicazioni odierne) uno spazio di primissimo piano, meno banale e più prominente.

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6) Il profeta di Jacques Audiard (2009)


L'opera, dal titolo così ironico e contrario rispetto al reale contenuto della vicenda, è un apologo scolpito nella roccia, geometrico come un teorema già dimostrato e insieme aperto come meglio non si potrebbe ad accensioni sanguinolente e brutali.

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5) Amour di Michael Haneke (2012)


L'amore da sempre danza pericolosamente sul sottile filo che separa la vita dalla morte, un sentimento puro che qui diventa protagonista unico e oggetto di studio per Michael Haneke. Interpretazioni magistrali di Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva, artefici principali per la vittoria della Palma d'oro al Festival di Cannes 2012 e, nell'anno successivo, del premio Oscar e del Golden Globe come miglior film straniero.

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4) Holy Motors di Léos Carax (2012)


Quello di Carax, in Concorso al Festival di Cannes, è un film sulla pluralità delle forme dell'immaginario contemporaneo ma anche sulla solitudine dell'immagine globalizzata, destinata a reiterarsi in forme spiazzanti e forse anche arcaiche per sopravvivere a se stessa.

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3) Mektoub, my love: Canto Uno di Abdellatif Kechiche (2017)

Un fluviale racconto di emozioni autentiche e dettagli colti in una ordinaria quotidianità che ha i tratti del grande romanzo di formazione, costruito come una successione di maxi sequenze che passano in rassegna la spontaneità del sentimento amoroso, il piacere della convivialità più spensierata, la forza accentratrice dei rapporti umani.

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2) Niente da nascondere di Michael Haneke (2005)

L'intento dichiarato del regista è quello di annullare la barriera tra conoscibile e inconoscibile, raccontando qualcosa di apparentemente nascosto che si annida nella banalità del quotidiano, e che affonda le sue radici nell'innocenza e nella violenza dell'infanzia, trasmettendo allo spettatore quel senso d'angoscia tipico del perturbante freudiano.

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1) La vita di Adele di Abdellatif Kechiche (2013) 


Rifiutando ogni espediente artificioso, Abdellatif Kechiche, al suo quinto film, ha realizzato una splendida elegia dei sentimenti spontanea e vitale, capace di restituire il carattere unico e irripetibile di un legame in cui convergono storia d'amore, capace di cristallizzarsi al di là dello spazio e del tempo, e parabola di formazione destinata a traghettare Adèle nell'età adulta. Palma d'Oro e Premio Fipresci al Festival di Cannes, durante il quale Steven Spielberg, Presidente di giuria, ha dichiarato: «È un privilegio assistere a questa profonda, straziante storia d'amore».

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