Un anziano antiquario (Arturo Maly) vive nel mezzo della Patagonia insieme ai due figli (Jacqueline Lustig e Martin Kalwill). La loro isolata tranquillità viene compromessa dall'arrivo di una multinazionale decisa ad acquistare la terra per farne un centro turistico: l'uomo, che a differenza dei figli è contrario alla novità, costruisce un grande recinto per tenere gli “invasori” lontani dalla sua proprietà.

Opera prima di Marco Bechis, regista nato in Cile da padre italiano e madre cilena, e cresciuto in Argentina dove è stato espulso all'età di vent'anni per motivi politici. Non mancano le idee a questo esordiente, che firma una pellicola minimale, attraversata da rari dialoghi e in cui il paesaggio è un protagonista a tutti gli effetti. Delicato nel ritrarre una famiglia diversa dalle altre, dove i figli vogliono scappare dalla loro abitazione isolata, mentre il padre, in fuga da una civiltà a cui non vuole più appartenere, desidera soltanto un po' di serenità. Il rapporto tra gli esseri umani e l'ambiente è rappresentato con cura, ma a lungo andare manca un po' di mordente e la resa estetica è eccessivamente penalizzata dalla scarsità dei mezzi a disposizione. Peccato.
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