All the Dead Ones
Todos os mortos
Durata
120
Formato
Regista
1899, Brasile. La schiavitù è appena stata abolita ma all'interno della società regna ancora il disordine. La famiglia Soares, ad esempio, si ritrova sull'orlo di una crisi dopo aver a lungo gestito piantagioni di caffè. La famiglia Nascimento invece, che un tempo lavorava proprio alle dipendenze dei Soares, deve fare i conti con il razzismo dilagante che ancora fatica ad accettare le persone di colore come uomini liberi.
Alla loro prima collaborazione dietro la macchina da presa, i cineasti Caetano Gotardo e Marco Dutra danno forma a una sentita e appassionata lettera d'amore per il Brasile. All the Dead Ones è infatti una potente metafora sul presente della nazione (un po' troppo esplicitata sul finale, purtroppo, seppur la sequenza conclusiva sia ricca di fascino) in cui i fantasmi del passato si intrecciano simbolicamente con i fantasmi individuali di ogni abitante. Tra l'esoterico e il folkloristico, vivace nella resa fotografica ma sicuramente non di semplice impatto per via di un andamento narrativo prolisso e pedante, il film tocca tanti nervi (ancora) scoperti provando a mappare quelle che sono le festività più celebrate dell'anno (da Natale al Carnevale, passando ovviamente per il Giorno dei morti) per restituire la radicata profondità di una tradizione millenaria dalla quale risulta difficile smarcarsi, nonostante le numerose battaglie sociali vinte su più fronti da oltre un secolo a questa parte. Nel complesso il film premia i coraggiosi che riusciranno ad arrivare sino in fondo, anche perché il ragionamento politico sul Brasile contemporaneo e le possibili connessioni con il governo Bolsonaro sono importantissime, ma sicuramente un po' di brio in più non avrebbe guastato. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2020.
Alla loro prima collaborazione dietro la macchina da presa, i cineasti Caetano Gotardo e Marco Dutra danno forma a una sentita e appassionata lettera d'amore per il Brasile. All the Dead Ones è infatti una potente metafora sul presente della nazione (un po' troppo esplicitata sul finale, purtroppo, seppur la sequenza conclusiva sia ricca di fascino) in cui i fantasmi del passato si intrecciano simbolicamente con i fantasmi individuali di ogni abitante. Tra l'esoterico e il folkloristico, vivace nella resa fotografica ma sicuramente non di semplice impatto per via di un andamento narrativo prolisso e pedante, il film tocca tanti nervi (ancora) scoperti provando a mappare quelle che sono le festività più celebrate dell'anno (da Natale al Carnevale, passando ovviamente per il Giorno dei morti) per restituire la radicata profondità di una tradizione millenaria dalla quale risulta difficile smarcarsi, nonostante le numerose battaglie sociali vinte su più fronti da oltre un secolo a questa parte. Nel complesso il film premia i coraggiosi che riusciranno ad arrivare sino in fondo, anche perché il ragionamento politico sul Brasile contemporaneo e le possibili connessioni con il governo Bolsonaro sono importantissime, ma sicuramente un po' di brio in più non avrebbe guastato. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2020.