Annette
Annette
Premi Principali
Premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2021
Durata
139
Formato
Regista
Henry (Adam Driver) e Ann (Marion Cotillard) sono due artisti di successo: stand-up comedian lui, cantante lirica lei. La loro relazione e la loro carriera potrebbero però subire un improvviso cambiamento con la nascita della prima figlia, Annette.
«So May We Start?»: è lo stesso Leos Carax che, un po’ come nel precedente e potentissimo Holy Motors, dà il via all’azione della pellicola, prendendo in prestito anche il titolo della prima canzone degli Sparks, autori della notevole colonna sonora che attraversa questa vera e propria opera-rock. La musica infatti è onnipresente, tanto che col passare dei minuti ci si dimentica che il film è (quasi) tutto cantato: la sceneggiatura, ridotta all’osso, sta tutta lì, in canzoni che non definiscono solo la psicologia dei personaggi, ma proprio i dialoghi che si scambiano tra loro. C’è tantissima carne al fuoco nel sesto lungometraggio di Carax e una miriade di riferimenti (King Vidor, tra questi) che riescono ad affascinare e a irritare allo stesso tempo: la durata non aiuta ma le sequenze di grandissimo cinema sono talmente tante da riuscire a nascondere qualche limite che si può riscontrare qua e là. Annette è un lungometraggio rapsodico, squarciato da sprazzi di una potenza visiva impressionante, in cui Carax mette dentro tantissimo di se stesso: il film si apre con lo stesso regista in scena con sua figlia, come overture di una pellicola che è anche una sorta di seduta di (auto)analisi sulla propria esistenza e sulla genitorialità (la compagna di Carax, Katerina Golubeva, e madre della ragazza con cui si apre il film è morta probabilmente suicida a 44 anni, creando così un vero e proprio cortocircuito tra la pellicola e la vita del regista). Anche per queste ragioni, il fascino e le suggestioni del lungometraggio sono talmente forti da rappresentare un vero e proprio bombardamento audiovisivo che raccoglie le performance dei personaggi in scena, il rapporto tra realtà e finzione, il tema dell’identità e quello della famiglia, metanarrazione, eros e thanatos e tanto altro ancora. Moltissimo per un solo lungometraggio che non si accontenta e non si ferma mai, alternando momenti volutamente kitsch e a passaggi semplicemente struggenti (tra cui la conclusione e la scena del processo), spesso valorizzate dall’uso che Carax fa della macchina da presa (si veda il piano-sequenza con protagonista il direttore d’orchestra come esempio). Un film forse imperfetto, ma vibrante, in cui il pubblico è chiamato a ragionare e a interpretare. Tra i meriti, la strepitosa prova di Adam Driver che raggiunge livelli forse mai toccati prima in carriera. Annette è stato scelto come film d’apertura della 74esima edizione del Festival di Cannes e ha vinto il Premio alla miglior regia.